Inquinare meno con le scelte per l’abbigliamento

È assodato che anche con le nostre scelte quotidiane possiamo, nel nostro piccolo, diminuire l’inquinamento dell’ambiente che ci circonda

Ormai è assodato che anche con le nostre scelte quotidiane possiamo, nel nostro piccolo, diminuire l’inquinamento dell’ambiente che ci circonda. In particolare ci vogliamo soffermare sull’abbigliamento, che la cui produzione prevede sempre di più aziende con ambiti produttivi posizionati in luoghi remoti, materiali non necessariamente riciclabili, tinture e materie prime che non si possono propriamente dire amiche dell’ambiente. Anche oggi però sono disponibili in commercio diversi capi di abbigliamento che permettono di contenere questa fonte di inquinamento.

L’intimo

Poliammide, elastan, microfibra, sono solo alcune delle parole che leggiamo sull’etichetta di molti capi di abbigliamento intimo. Capi che si possono riciclare, in alcuni casi, ma comunque con un forte impatto sull’ambiente. Alcuni capi tessili prodotti con filati sintetici possono essere riutilizzati per la produzione di imbottiture e imballaggi, ma non è sempre così. Facciamo quindi attenzione non solo alle materie prime usate, ma anche al luogo in cui un capo è stato prodotto: più è lontano dal luogo in cui viviamo e maggiore sarà l’inquinamento che è stato prodotto per portarlo fino al negozio sotto casa. E spesso si parla di Paesi del sud est asiatico, non propriamente vicini all’Italia, dove può anche capitare che i lavoratori siano fortemente sfruttati dall’industria. Ci sono poi proposte come quella di Elia Lingerie, che non solo permette di limitare l’utilizzo di filati di sintesi, ma che consente anche di ridurre l’inquinamento prodotto dall’uso degli assorbenti igienici. Un’ottima idea per il pianeta, che risulta anche pratica, molto comoda e alla moda.

L’abbigliamento in genere

Per quanto riguarda qualsiasi capo di abbigliamento ci sono alcuni elementi su cui è importante soffermarsi. Il primo l’abbiamo già citato: la provenienza di molto materiale tessile. Il mito del made in Italy in questo settore è ormai lontano dalla realtà, visto che molte aziende producono lontano dal nostro Paese, se non addirittura dall’Europa. Oltre a questo una questione fondamentale è quella dei filati e dei tessuti utilizzati. Quelli sintetici, come abbiamo visto, sono difficili da riciclare, e quelli naturali? Il cotone, la lana, il lino, per certi versi anche la viscosa, sono tutti filati di tipo naturale, quindi provenienti da fonti rinnovabili. È vero però che le coltivazioni non sono sempre “pulite”, lo stesso dicasi per l’allevamento degli animali da cui si trae la lana. Esistono però capi d’abbigliamento prodotti con cotone e lino di origine biologica, così come lana certificata proveniente da allevamenti con animali al pascolo.

L’arte del riutilizzo

Buona parte dei rifiuti che produciamo ogni anno deriva anche dalle mutate abitudini dell’uomo comune. I nostri nonni usavano gli oggetti quotidiani fino a che non erano rovinati o fortemente consumati. Dovremmo imparare a farlo anche noi, evitando di gettare abiti ancora in ottimo stato, per sostituirli ad ogni cambio delle mode temporanee. Del resto oggi esistono tessuti resistenti e robusti quanto quelli di una volta, oltre a prodotti per il lavaggio poco inquinanti. Le buone abitudini che ci impediscono di inquinare eccessivamente partono dalle piccole cose, come scegliere una t-shirt o un paio di mutandine.

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