Sohail Ahmadi, il bimbo dato a un marine durante la fuga dell'aeroporto di Kabul, torna nelle braccia della famiglia.
Sohail Ahmadi, il bimbo dato a un marine durante la fuga dell’aeroporto di Kabul, torna nelle braccia della famiglia.
È una storia a lieto fine quella del piccolo Sohail Ahmadi, disperso lo scorso agosto durante la fuga di massa all’aeroporto di Kabul lo scorso agosto. La foto del bimbo sorretto dalle braccia del padre, mentre veniva affidato ai soldati americani, ha fatto il giro del mondo: un’immagine che racconta lo spaesamento e la disperazione dei migliaia di cittadini che cercavano di lasciare l’Afghanistan.
(Leggi anche: Il gesto disperato delle madri afghane che lanciano i figli ai militari dilania il cuore)
La decisione estrema, quella di separarsi dal figlio, è stata presa dal padre per evitare che il bambino potesse essere schiacciato dalla folla in agitazione. Per mesi i genitori Mirza e Suraya hanno cercato il piccolo, senza, purtroppo, alcun risultato. Dopo aver lasciato il Paese, la coppia ha viaggiato dal Qatar alla Germania, giungendo infine negli Stati Uniti, assieme ai loro tre figli.
Poi, lo scorso novembre, il miracolo: il nonno ha riconosciuto Sohail in una foto pubblicata su Facebook. Il profilo apparteneva a tassista di 29 anni, Hamid Safi. L’uomo ha raccontato di aver trovato il bambino da solo per terra all’aeroporto; dopo aver cercato invano i parenti, ha deciso di portarlo a casa dalla moglie e i figli. La famiglia adottiva, ignorando il vero nome del bimbo, lo ha chiamato Mohammad Abed.
Dopo settimane di trattative, il piccolo è stato momentaneamente affidato al nonno e riabbraccerà presto i genitori.
Buon ritorno Sohail!
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