Il disastro della Costa Concordia, a 12 anni dalla tragedia, rimane una ferita ancora aperta

A distanza di 12 anni ricordiamo il drammatico incidente della Costa Concordia, la più grande nave italiana mai naufragata. Le angoscianti immagini del relitto resteranno impresse per sempre nella nostra memoria

Sono trascorsi 12 anni dal naufragio della Costa Concordia, ma la ferita legata a quel dramma non si è mai risanata. Erano quasi le 22 del 13 gennaio 2012 quando la nave da crociera urtò contro Le Scole, un gruppo di scogli al largo dell’Isola del Giglio, nell’Arcipelago Toscano. Tutto ciò avvenne a seguito del cosiddetto “inchino”, una deviazione effettuata dal comandante Francesco Schettino per salutare chi si trova sulla terraferma, avvicinandosi il più possibile alla costa.

Il violento impatto provocò un grosso squarcio nello scafo della Concordia, salpata dal porto di Civitavecchia in direzione Savona, e il parziale affondamento della nave. In pochi minuti quella che avrebbe dovuto essere una vacanza si trasformò in un incubo per oltre 4mila passeggeri. Quel terribile errore umano e i ritardi nei soccorsi costarono la vita a ben 32 persone, mentre 157 passeggeri rimasero feriti.

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Un dramma evitabile

Com’è tristemente noto, per circa un’ora i turisti rimasero a bordo mentre la nave imbarcava acqua senza ricevere indicazioni chiare. Alcuni, ignari di ciò che stava davvero accadendo, fecero rientro nelle loro cabine.

L’ordine di indossare i giubbotti di salvataggio venne dato soltanto tre quarti d’ora dopo l’incidente, quando Schettino comunicò alla Capitaneria della falla, chiedendo un rimorchiatore mentre la nave si inclinava sulla dritta. Dopo questo segnale d’emergenza, però, non venne dato subito l’ordine di abbandonare l’imbarcazione, rendendo la situazione ancora più complessa e esponendo al pericolo migliaia di passeggeri.

Ma a destare maggiore scalpore in tutta la vicenda fu il gesto compiuto dal comandante Schettino, che violò il codice di navigazione, mettendo piede a terra quando ancora la maggior parte delle persone si trovava ancora a bordo. Schettino non ne volle sapere di risalire sulla nave nemmeno quando il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno gli intimò al telefono, per l’ennesima volta, di fare il suo dovere. Quell’assurda telefonata continua a rimbombare ancora nelle nostre menti, in particolare in quelle dei sopravvissuti alla tragedia.

Per quanto accaduto, Francesco Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e l’abbandono di nave con passeggeri a bordo.

I danni ambientali provocati dal naufragio

Quella avvenuta al largo dell’Isola del Giglio rappresenta uno dei naufragi più terribili della storia del nostro Paese non solo per il drammatico bilancio delle vittime, ma anche per i numerosi danni provocati all’ecosistema marino. La ricorrenza della vicenda riaccende i riflettori sui rischi legati alle grandi navi, gli ecomostri che troppo spesso si avvicinano alle coste, mettendo in pericolo vite umane e l’ambiente.

Il relitto rimase davanti all’Isola del Giglio per circa un anno e mezzo, esattamente fino al luglio del 2014, quando venne rimosso e trasportato al porto di Genova. I lavori per la rimozione furono l’ennesimo colpo di grazia per l’ambiente dell’area, ormai compromesso anche dalla presenza di sostanze nocive di cui la nave da crociera era carica: 2000 tonnellate di combustibile, ma anche olii pesanti, vernici, detersivi e altri prodotti inquinanti.

Le delicate operazioni di bonifica dell’area dei fondali marini dell’Isola del Giglio si sono concluse soltanto  nel 2018.

“La sentenza per il naufragio della Costa Concordia è l’ultima che vorremmo vedere per questo genere di ‘incidenti’“ aveva dichiarato all’indomani del pronunciamento da parte del Tribunale di Grosseto il WWF Italia, costituitosi parte civile nel processo con un ruolo che è risultato essenziale per valutare le gravi conseguenze causate all’ambiente e al paesaggio dall’incidente della Costa Concordia.

A distanza di 12 anni dalla tragedia, la ferita causata dal quel naufragio non si è ancora rimarginata. E brucia ancora per tanti – troppi -motivi…

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