Scoperti tre delfini di mare morti in Brasile, vittime della pesca illegale, nel corso della spedizione condotta da Sea Shepherd
Drammatico ritrovamento in Amazzonia: negli scorsi giorni i volontari di Sea Shepherd Brasil (Ong che da anni si batte per la salvaguardia degli ecosistemi marini) si sono imbattuti in tre esemplari di delfini di fiume morti, con numerose ferite che sembrerebbero essere state provocate da arpioni. La triste scoperta è stata fatta a Manacapuru, in Brasile nel corso della prima fase di uno studio a lungo termine su due specie chiave dei bacini amazzonici: l’Inia geoffrensis – noto anche come delfino dell’Amazzonia o bonto – e la Sotalia fluviatilis, comunemente chiamato delfino di fiume.
L’obiettivo di Sea Shepherd era quello di osservare l’impatto della pesca illegale sulla conservazione di questi straordinari esemplari a rischio estinzione.
I risultati della spedizione di Sea Shepherd
La spedizione è durata 19 giorni, durante i quali sono stati monitorati circa 1200 km di fiumi e laghi di quattro aree del Brasile: Manacapuru, zona famosa per la pesca del piracatinga, pesce che si nutre dei resti di altri animali morti; la Riserva per lo Sviluppo Sostenibile (RDS) Piagaçu-Purus, un’area particolarmente perché ospita la più alta densità di delfini di fiume al mondo; la Riserva Mamirauá, dove sono stati condotti gli studi più approfonditi sulle due specie di cetacei.
In totale sono stati identificati 1.400 esemplari di bonto e di Sotalia fluviatilis nei bacini analizzati, ma ad inquietare i volontari di Sea Shepherd è stato il ritrovamento di tre delfini di fiume morti, due a Manacapuru e uno nei pressi del Porto di Coari.
Erano tre maschi – spiega l’Ong – Questi avvistamenti sono rari da ottenere poiché un animale ucciso nel fiume non dura molte ore prima di essere predato da altri animali. Il primo era un adulto, con un segno netto sul collo e una grande ferita sotto la pinna pettorale pofonda circa dieci centimetri e che potrebbe essere stata causata da un arpione. Il secondo era un giovane, forse un cucciolo, con un segno di ferita sulla coda, anch’esso forse causato da un arpione. Il terzo era un adulto sano, senza segni di malattia e infortunio.
CENAS FORTES: Expedição Boto da Amazônia encontra tucuxi morto por arpão!
Expedição Boto da Amazônia encontra tucuxi morto por arpão! Veja cenas do encontro e da necropsia feita por nossa equipe de pesquisadores. O boto tucuxi (Sotalia fluviatilis) é o menor dos golfinhos de rio. Só é encontrado na bacia amazônica e está ameaçado de extinção, segundo a lista vermelha da IUCN. Sua maior ameaça? A pesca. Por seu tamanho, se enrosca facilmente em redes, e sem conseguir respirar, ou ainda pelo estresse, acaba morrendo. Pior ainda, por vezes é caçado por alguns pescadores que o vê como concorrência por peixes.Nossa equipe de pesquisadores da Expedição Boto da Amazônia, que faz um estudo populacional de botos-da-Amazônia e tucuxis pela sua conservação, identificou um tucuxi morto à margem do rio e ali mesmo fez uma necropsia para entender a causa da morte. Era um macho adulto, com uma marca de rede em seu pescoço e um ferimento grande abaixo de sua nadadeira peitoral, com cerca de 9 cm de profundidade, possivelmente foi causado por um arpão. Veja o vídeo para mais detalhes. Além deste, outros 2 tucuxis foram encontrados mortos ao longo da expedição. Um juvenil, com uma marca de ferida na cauda, também indicativo de arpão, e outro adulto saudável, sem indicações de doenças e ferimentos.Embora encontros como este sejam extremamente lamentáveis, é importante investigar e entender as ameaças que vêm reduzindo populações de animais tão únicos e frágeis, como os botos da Amazônia. Precisamos salvá-los da extinção. E a Expedição Boto da Amazônia conta com seu apoio para dar continuidade às suas pesquisas. Seja um patrono da Sea Shepherd Brasil, saiba como no link da nossa bio. #ExpediçãoBotodaAmazônia #SeaShepherdBrasil #SeaShepherd #tucuxi #boto #bycatch
Posted by Sea Shepherd Brasil on Wednesday, November 3, 2021
Tali ritrovamenti confermano il sospetto degli attivisti di Sea Shepherd, ovvero che la più grande minaccia di queste specie sia proprio l’uomo. Nonostante questi cetacei siano protetti dalla legge brasiliana già da decenni, troppo spesso muoiono quando restano impigliati nelle reti da pesca. I pescatori dovrebbero liberare immediatamente le specie in via d’estinzione ma quando si agitano accade frequentemente che vengano arpionati per evitare che si strappino le reti da pesca.
Un’altra grande minaccia per i delfini di fiume è rappresentata dalle trappole (cassette di legno o recinti) piazzate per pescare il pesce amazzonico piracatinga. Negli ultimi anni si è assistito a un boom di questa pratica e anche per proteggere i cetacei che finivano accidentalmente nelle trappole nel 2015 è vietata la pesca e la vendita del piracatinga.
Nel corso della spedizione per la prima volta è stato individuato, grazie ad un drone, un recinto illegale costruito per la cattura degli esemplari di piracatinga, che spesso avviene nelle ore notturne.
Il bonto e delfino di fiume stanno sparendo a ritmi inquietanti
Sia il bonto (che si caratterizza per la sua particolare colorazione rosa) che la Sotalia fluviatilis vivono nei fiumi del bacino amazzonico. Entrambe le specie sono state classificate dall’IUCN come minacciate d’estinzione e sono quindi sottoposte a tutele. Ma le leggi introdotte a livello internazionale non sono bastate per fermare il declino di questi affascinanti esemplari. Secondo una ricerca condotta un paio di anni e apparsa sulla rivista scientifica Plos One, la popolazione di queste specie diminuisce di circa il 50% ogni decennio. Un numero spaventoso.
Per tutelare queste specie in pericolo Sea Shepherd ha in programma altre altre cinque spedizioni nell’arco dei prossimi tre anni.
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Fonte: Sea Shepherd Brasil
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