Nel giorno dedicato alla parità di genere, “Little Amal” arriva alla Cop26 e porta semi di speranza

La marionetta simbolo di profughi e rifugiati arriva alla Conferenza delle Parti di Glasgow nel giorno dedicato alla parità di genere

La marionetta simbolo di tutti i profughi ed i rifugiati arriva alla Conferenza delle Parti di Glasgow nel giorno in cui si riflette sull’impatto della crisi climatica per uomini e donne

Little Amal è una marionetta alta 3,5 metri, con le fattezze di una giovane rifugiata siriana. Ha compiuto un lunghissimo viaggio in giro per l’Europa dalla Turchia fino alla Gran Bretagna (oltre 8.000 km passando per la Grecia e l’Italia) per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga dei giovani rifugiati e sull’urgenza di mettere in atto azioni concrete per sostenerli. Oggi, in occasione del Gender Day, Amal è giunta alla Cop26 di Glasgow insieme all’attivista climatica samoana Brianna Fruean.

Prima dell’inizio dei lavori, le due si sono scambiate doni: l’attivista ha donato ad Amal un fiore, simbolo di luce e di speranza, mentre Amal (il cui nome in arabo significa proprio “speranza”) ha ricambiato con un sacchettino di semi – a simboleggiare il ruolo dei partecipanti alla Conferenza delle Parti: seminatori del futuro del Pianeta. Oltre ai semi, Amal ha consegnato ai partecipanti alla Cop26 una lettera aperta, redatta dall’organizzazione non governativa Avaaz e sottoscritta da quasi due milioni di persone nel mondo, che chiede l’immediato taglio delle emissioni.

Amal è stata creata dalla Handspring Puppet Company (Sud Africa) e ha iniziato il suo lungo viaggio lo scorso 27 luglio da Gaziantep, città turca non lontano dai confini siriani. Ha compiuto, con l’aiuto dei volontari che l’hanno portata a spalla, lo stesso viaggio fatto da migliaia di rifugiati ogni anno – molti di questi sono giovanissimi.

La crisi climatica è (soprattutto) delle donne

Oggi i riflettori della Cop26 sono stati puntati soprattutto sulle donne e sulla parità di genere. La crisi climatica ha un impatto maggiore su quegli strati della popolazione, in tutti i Paesi, che sono maggiormente dipendenti dalle risorse naturali per la loro sopravvivenza e/o che hanno una minore capacità di resistere e reagire alle catastrofi naturali come uragani, siccità, alluvioni. Stando all’UNICEF, le donne più degli uomini si trovano a fronteggiare i rischi e gli impatti dei cambiamenti del clima in situazioni di povertà, e la maggior parte dei poveri in tutto il mondo è rappresentata da donne. Inoltre, l’iniqua partecipazione delle donne alla politica e ai processi decisionali spesso impedisce loro di svolgere un ruolo attivo nella lotta al cambiamento climatico e al riscaldamento globale.

Ecco perché l’UNICEF chiede al mondo della politica di riconoscere l’importanza fondamentale di coinvolgere in egual misura donne e uomini nello sviluppo di politiche climatiche a livello nazionale e di istituire un punto dell’agenda della Cop26 dedicato alla parità di genere nel cambiamento climatico.

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Fonti: Reuters / Unicef

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