Incredibile Pompei! Ritrovata perfettamente intatta la stanza degli schiavi

Pompei non smette e non smetterà mai di stupirci: riemerge ora, perfettamente intatta, la stanza degli schiavi

Pompei non smette e non smetterà mai di stupirci: riemerge ora, perfettamente intatta, la stanza degli schiavi, nella grande villa suburbana di Civita Giuliana, dove, oltre alle pareti, sono stati ritrovati anche oggetti probabilmente appartenuti ad una piccola famiglia di stallieri.

Continuano dunque le scoperte a Civita Giuliana, nella villa suburbana a nord di Pompei, oggetto di scavi dal 2017 e dalla quale sono già emersi un carro cerimoniale e una stalla con i resti di 3 equini, di uno dei quali è stato possibile realizzare il calco.

L’ultimo ritrovamento, però, è particolarmente significativo per le indagini storiche: la stanza degli schiavi offre infatti uno spaccato straordinario su una parte del mondo antico che normalmente rimane all’oscuro.

Lo stato di conservazione eccezionale dell’ambiente e la possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili costituisce una “fotografia antica” della vita degli schiavi, generalmente trascurata dalla storia, concentrata sulle gesta dei potenti.

Il rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico dove all’inizio del 2021 fu scoperto un carro cerimoniale attualmente oggetto di interventi di consolidamento e restauro.

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pompei stanza degli schiavi

©Pompeii Sites

Ma chi si occupava della manutenzione del preziosissimo veicolo?

Gli stallieri, schiavi, che abitavano proprio qui, in questa stanza disadorna che conteneva pochi poveri oggetti. Infatti nell’ambiente, dove sono state trovate tre brandine in legno, è stata rinvenuta anche una cassa lignea contenente oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Inoltre, appoggiato su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco.

Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici – commenta Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei – È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante

Una vita, quella degli schiavi, povera, senza diritti e senza alcuna prospettiva, nemmeno quella di essere ricordati.

Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente – continua  Zuchtriegel – una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 metri quadrati, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica

I letti sono composti infatti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assembrate a seconda dell’altezza di chi li usava. Due hanno una lunghezza pari a 1,70 m circa, ma un altro misura appena 1,40 m per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino.

Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare possedimenti privati, brocche in ceramica e il “vaso da notte.” L’ambiente era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni parietali.

Era dunque probabilmente un dormitorio per un gruppo di schiavi, ma è possibile che fosse una piccola famiglia vista la presenza della brandina a misura di bambino. L’ambiente, comunque, serviva anche come ripostiglio, come dimostrano otto anfore stipate negli angoli lascati appositamente liberi per tal scopo.

pompei stanza degli schiavi

©Pompeii Sites

Quando ritrovare la povertà regala una ricchezza immensa.

Fonti: Pompeii Sites / Ministero della Cultura/Twitter

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