Mare bollente, “strage di biodiversità”: registrati valori medi di 18°C a 40 metri a largo dell’Isola d’Elba

Gli effetti devastanti degli eventi climatici estremi e la proliferazione di alghe minacciano la biodiversità e la salute dei nostri mari

Da una parte gli effetti devastanti degli eventi climatici estremi che colpiscono le nostre coste, dall’altra la proliferazione di alghe e funghi che minacciano la biodiversità: la salute dei nostri mari è in grave pericolo

Continuano gli effetti devastanti del primo ciclone tropicale mediterraneo (medicane, dalla contrazione di Mediterranean hurricane) che si è abbattuto sulle regioni del sud Italia provocando vittime e danni incalcolabili. Fenomeni estremi come questo, che diventeranno sempre più frequenti nel nostro Paese, sono causati dall’aumento costante e veloce delle temperature dei nostri mari: è quanto emerge dall’indagine di Greenpeace Mare Caldo, con cui l’associazione ambientalista ha monitorato le temperature marine a partire dal 2019.

L’aumento delle temperature delle acque marine è stato osservato attraverso l’istallazione di termometri subacquei in otto Aree Marine Protette (AMP): è emerso che il tanto temuto riscaldamento non è presente solo a livelli superficiali, ma purtroppo anche in acque più profonde – con gravi conseguenze per la sopravvivenza degli animali e per la biodiversità. Una delle AMP prese in esame dall’indagine e quella dell’Isola d’Elba, in Toscana: lì la stazione di misurazione ha registrato temperature record anche a grosse profondità – +1,5°C rispetto all’estate del 2020 registrati fra i 20 e i 40 metri di profondità, con valori medi di 18°C alla profondità di 40 metri.

Gli studi fatti nell’ambito del progetto Mare Caldo evidenziano come le temperature stiano aumentando anche negli strati più profondi, ambienti solitamente più stabili dove anche le minime variazioni di temperatura possono causare conseguenze drammatiche – spiega Monica Montefalcone, responsabile del progetto Mare Caldo. – Noi stessi durante i monitoraggi condotti per il progetto abbiamo potuto osservare un aumento di mortalità degli organismi più sensibili. Sono ormai evidenti cambiamenti significativi nella struttura e nella composizione delle comunità betoniche negli ambienti marini sommersi, con gravi conseguenze non solo per la biodiversità marina ma anche per le economie che da essa dipendono.

Nelle scorse settimane Greenpeace, insieme ai ricercatori dell’Università di Genova, ha monitorato gli impatti dei cambiamenti climatici proprio all’Isola d’Elba: da una prima analisi è emerso un aumento della mortalità degli organismi più sensibili legato all’innalzamento delle temperature – come gorgonie rosse, alghe rosse corallinacee (che mostrano segni di sbiancamento), gorgonie gialle e madreporario mediterraneo. Negli ultimi vent’anni, dal 2000 ad oggi, si è assistito a un cambiamento nell’ecosistema del mare di fronte all’isola, con la perdita di alcune specie native e l’arrivo di specie termofile e aliene che meglio resistono alle alte temperature e che si stanno quindi gradualmente spostando verso nord – come i pesci pappagallo o l’alga aliena Caulerpa cylindracea.

Non c’è più tempo da perdere – denuncia Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. – È evidente che stiamo già assistendo a drammatici cambiamenti, sia a terra che in mare. Eventi climatici estremi, siccità e trombe d’aria sono ormai una realtà anche nel nostro Paese, con impatti gravissimi non solo sulla biodiversità ma sulla vita delle persone. Chiediamo all’Italia, come presidente del G20 e vicepresidente della prossima conferenza sul clima, di non nascondersi dietro a chiacchere e a false soluzioni ma di promuovere azioni concrete, a cominciare dal divieto di ogni nuova attività di trivellazione offshore. Le estrazioni di idrocarburi mettono a rischio il nostro mare due volte: in modo diretto con le attività di esplorazione e perforazione, e in modo indiretto con le conseguenze causate dall’utilizzo dei combustibili fossili.

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Fonte: Greenpeace Italia

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