Dieci foreste patrimonio UNESCO emettono più CO2 di quanta ne riescono ad assorbire. Il report

Le foreste UNESCO hanno perso milioni di ettari di estensione, incalzate da clima impazzito, agricoltura intensiva e deforestazione

Secondo il report dell’UNESCO, in vent’anni le foreste patrimonio dell’umanità hanno perso milioni di ettari di estensione, incalzate da clima impazzito, agricoltura intensiva e deforestazione

Il report dell’UNESCO World Heritage forests: Carbon sinks under pressure, offre un primo sguardo d’insieme a livello globale sulle emissioni di gas serra provenienti dalle foreste classificate come siti patrimonio dell’umanità. Emerge che, malgrado la grossa quantità di diossido di carbonio assorbita dagli alberi delle foreste UNESCO, alcune delle aree boschive più belle e protette al mondo sono sotto pressione a causa dello sfruttamento del territorio (abbattimento degli alberi, agricoltura e allevamenti intensivi, estrazione mineraria) e del cambiamento climatico (incendi, tempeste, alluvioni, siccità, temperature estreme e alterazione degli ecosistemi). Negli ultimi 20 anni, i siti patrimonio dell’umanità hanno perso circa 3,5 milioni di ettari di foresta – un’area più vasta del Belgio. Ma non solo: le foreste presenti in dieci siti UNESCO emettono più CO2 di quanta ne riescono ad assorbire.

Le foreste contribuiscono al sistema climatico globale sia assorbendo anidride carbonica che rilasciandola nell’atmosfera, ma finora non erano disponibili informazioni sufficienti a comprendere come e in che quantità questi due fenomeni avevano luogo. Ora la nuova analisi dimostra che le foreste patrimonio dell’umanità (69 milioni di ettari di bosco distribuiti in tutto il mondo, più o meno due volte il territorio della Germania) trattengono circa 13 miliardi di tonnellate di CO2 nella vegetazione e nel suolo: le foreste UNESCO hanno assorbito dall’atmosfera 190 milioni di tonnellate di CO2 all’anno fra il 2001 e il 2020. Dieci siti in particolare sono responsabili di circa metà dell’assorbimento dei gas serra, ma anche i siti che hanno una capacità di assorbimento minore giocano un ruolo importante nella regolazione del clima a livello locale: infatti, un solo ettaro quadrato di foresta può assorbire in un anno la quantità di CO2 annua emessa da un’automobile privata.

@ UNESCO

L’UNESCO ha messo in campo tre diversi percorsi per provare a salvare le proprie foreste minacciate da più fronti, per assicurare la loro funzione regolatrice del clima anche alle generazioni future.

  1. Risposte rapide ed efficaci per prevenire i disastri ambientali connessi ai cambiamenti climatici. Ogni volta che si presentano eventi climatici estremi, come gli incendi, si perdono giorni preziosi nell’organizzazione dei soccorsi e degli interventi di emergenza, e in questi giorni vengono emesse enormi quantità di CO2. Ecco perché alcuni siti patrimonio UNESCO hanno già messo a punto strategie specifiche per gestire al meglio i rischi legati al clima estremo – adottando piani di adattamento ai cambiamenti climatici, implementando i programmi di gestione degli incendi e supportando iniziative di protezione dalle alluvioni e dalle mareggiate.
  2. Supporto ai meccanismi che massimizzino l’integrità delle foreste e la connessione fra queste. Proteggere territori più ampi delle foreste aiuta a proteggere le foreste stesse: infatti, la maggior parte dei danni inflitti ai siti UNESCO ha origine al di fuori di questi, dove i programmi di tutela del territorio sono più deboli. Inoltre, la frammentazione del territorio forestale può generare maggiori emissioni di gas serra e distruggere la connessione ecologica fra gli ecosistemi – con conseguenze che vanno dalla morte degli alberi alla migrazione delle specie animali presenti sul territorio. Una gestione integrata del territorio e la creazione di “corridoi ecologici”, nonché di aree-cuscinetto, sono indispensabili per preservare l’abilità delle foreste di assorbire e trattenere CO2.
  3. Integrazione dei siti UNESCO in agende di sviluppo sostenibile. Includere esplicitamente la tutela delle foreste patrimonio dell’umanità nelle politiche ambientali nazionali contribuirebbe alle iniziative internazionali come i Sustainable Development Goals, i piani d’azione per il clima e le strategie a sostegno della biodiversità.

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Fonte: UNESCO

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