Il Parlamento Europeo ha approvato la strategia farm to fork che vuole rendere i sistemi alimentari più equi, sani e rispettosi dell'ambiente
La strategia Farm to Fork, che è al centro del Green Deal europeo, ha l’obiettivo di rendere i sistemi alimentari più equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Ora il Parlamento europeo ha approvato il testo a larga maggioranza e si lavorerà dunque su importanti obiettivi come la riduzione dei pesticidi e del consumo di carne, l’aumento dei terreni agricoli bio e una maggiore cautela rispetto ai nuovi OGM.
La strategia Farm to Fork (Dal campo alla tavola) mira ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile che, come è ben spiegato sul sito della Commissione Europea, dovrebbe:
- avere un impatto ambientale neutro o positivo
- contribuire a mitigare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi impatti
- invertire la perdita di biodiversità
- garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica, assicurandosi che tutti abbiano accesso a cibo sufficiente, sicuro, nutriente e sostenibile
- preservare l’accessibilità dei prodotti alimentari, generando al contempo ritorni economici più equi, promuovendo la competitività del settore dell’approvvigionamento dell’Ue e promuovendo il commercio equo
Ora su questi importanti obiettivi si potrà lavorare concretamente presentando proposte di legge. La strategia Farm to Work è stata infatti approvata dal Parlamento Europeo con 452 voti a favore, 170 contrari e 76 astenuti, e nonostante le pressioni delle lobby del settore come Copa-Cogeca, l’associazione europea dell’agroalimentare. Questa ha addirittura accusato la Commissione Ue di non aver preso in considerazione alcuni studi che evidenzierebbero l’impatto negativo della strategia. Un tentativo evidente di screditarla che però è fallito.
Ma quali sono i cambiamenti che fanno tanto paura alle lobby? Innanzitutto la strategia prevede il dimezzamento dell’uso di pesticidi e una drastica riduzione anche dei fertilizzanti. Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, invece, la proposta è quella di arrivare ad almeno il 25% di terreni agricoli nell’Ue coltivati con il metodo biologico.
Ci sono però altri punti importanti: come l’attuazione di misure volte a ridurre il consumo di carne ma anche di alimenti ricchi di sale, zuccheri e grassi, l’eliminazione graduale degli allevamenti in gabbia e più in generale la realizzazione di indicatori comuni e scientificamente validi relativi al benessere degli animali.
Per la relatrice della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI), Anja Hazekamp, il voto ha rappresentato un vero e proprio cambiamento di paradigma:
Il Parlamento ha riconosciuto che l’allevamento intensivo di bestiame aumenta il rischio di zoonosi (n.d.r malattie infettive che hanno origine negli animali e infettano l’uomo). Questo è un momento storico perché fino ad ora le critiche all’allevamento intensivo erano tabù a Bruxelles.
La strategia chiede anche maggiore cautela sull’apertura ai nuovi OGM. Su quest’ultimo punto sappiamo che l’Europa sembra al contrario intenzionata a deregolamentare i nuovi OGM ma il Parlamento richiama al principio di precauzione. Leggi anche: Nuovi OGM: l’Ue vuole deregolamentarli nonostante i rischi evidenziati da ambientalisti, contadini e consumatori
Il testo non prende però posizione sul Nutriscore, il sistema di etichettatura già in vigore in Francia, molto criticato e osteggiato nel nostro Paese. Leggi anche: Etichette alimentari: al via in Francia il semaforo Nutri-score. Come funziona e quali rischi per il Made in Italy?
Come ha dichiarato Paolo De Castro coordinatore S&D della commissione Agricoltura:
Non siamo soddisfatti sul fronte dell’etichettatura nutrizionale. Pur avendo contrastato molti attacchi alle nostre eccellenze, ottenendo che eventuali sistemi di etichettatura nutrizionale non influenzino i consumatori tramite sistemi a colori e siano basati su differenti porzioni per i vari prodotti e non su un riferimento unico per tutte le categorie di prodotto, come invece vorrebbero le grandi multinazionali del cibo a favore del NutriScore, la natura obbligatoria richiesta nel testo non va nella direzione da noi auspicata.
Ma, al di là del Nutriscore, c’è una certa soddisfazione per quanto approvato:
Un testo finale che chiede non solo l’estensione a tutti i prodotti agroalimentari di un sistema di etichettatura di origine obbligatoria a livello europeo, ma anche di garantire la tracciabilità del cibo che arriva sulle nostre tavole. Tracciabilità che rappresenta una condizione necessaria per raggiungere una vera reciprocità degli standard per tutti i prodotti importati nell’Unione, e scongiurare il rischio che la Strategia Farm to Fork riduca il nostro potenziale produttivo, aprendo le porte a importazioni che per nulla contribuirebbero agli obiettivi che si pone.
https://twitter.com/paolodecastro/status/1450754065693040641?ref_src=twsrc%5Etfw
Sul fronte degli agricoltori, la strategia si impegna a far sì che tutti ottengano una parte equa dei profitti e questo sarà possibile anche adeguando le regole di concorrenza a vantaggio dei coltivatori.
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Fonti: Commissione Europea / Paolo De Castro Twitter
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