Massacra di botte un compagno di scuola, i genitori lo spingono ad autodenunciarsi: la loro lettera è di rara dignità e cruda bellezza

Un 14enne pesta a sangue un coetaneo e la famiglia lo spinge ad autodenunciarsi e scrive una lettera alla famiglia della vittima

A Castrolibero, in provincia di Cosenza, un 14enne è stato pestato a sangue da un coetaneo all’uscita del liceo. Per denunciare quell’atto di violenza i genitori della vittima, che ha riportato un trauma facciale e diverse lesioni, hanno deciso di pubblicare le foto del volto tumefatto del figlio sui social, rivolgendo un appello al responsabile che nel frattempo era sparito. Vedendo il post che mostrava come aveva ridotto il compagno di scuola, il bullo non ha retto e infine ha ammesso tutto ai suoi genitori, che lo hanno spinto ad autodenunciarsi ai carabinieri.

Ma la famiglia del ragazzo non si è limitata a questo. Avrebbe potuto fermarsi alla denuncia e restare in silenzio per non esporsi a ulteriori critiche, tuttavia ha preferito spingersi oltre per esprimere solidarietà alla vittima dell’aggressione e condannare il gesto del figlio. La loro lettera, ripresa poi da vari giornali, offre una grande lezione di umanità e di dignità, oltre a rappresentare uno spunto di riflessione per tanti altri genitori (e non solo). 

Ecco il contenuto della lettera: 

Da poche ore abbiamo appreso, da nostro figlio, che è lui l’autore dell’aggressione al giovane di Castrolibero. E, da quello stesso istante, il mondo ci è crollato addosso, con una sola certezza: quella di dover informare le Forze dell’Ordine.

Il fatto, da qualunque angolazione lo si guardi, è di gravità inaudita. È grave per la giovane vittima, è grave per la sua famiglia, è grave per nostro figlio, è grave per nostra figlia che, frequentando quella stessa Scuola, rischia di portare il peso di comportamenti non suoi e, se possibile, è ancora più grave per me e mia moglie, che stiamo vivendo il dramma di un fallimento. Perché in questo momento ci troviamo a sperimentare che quello del genitore è veramente il mestiere più difficile al mondo.

Non facciamo altro che chiederci dove abbiamo sbagliato, dopo aver vissuto tutta la vita, e il nostro essere famiglia, guidati dai valori dell’accoglienza, della correttezza e del senso di responsabilità: valori lontani anni luce da queste azioni. Non so se avremo mai risposta a questa domanda, ma, proprio sulla base dei valori che ci guidano, riteniamo giusto che nostro figlio impari ad assumersi le sue responsabilità ed a rispondere delle sue scelte e delle sue azioni, sebbene ancora minorenne.

Alla madre ed al padre della giovane vittima giunga il senso più profondo del nostro dolore per l’accaduto, che è solo l’altra faccia di una stessa medaglia.

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Fonte: LaC News24

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