Le cinque minacce più pericolose per la biodiversità (e cosa possiamo fare per fermarle)

In occasione della Cop15, gli scienziati fanno il punto sulle principali minacce per la biodiversità su cui intervenire al più presto.

Dall’inquinamento atmosferico al consumo di suolo, ecco quali sono le principali minacce per la biodiversità individuate dagli scienziati e quali misure andrebbero adottate dai Paesi per fermarle.

Mentre sono in corso i negoziati per la Cop15, la conferenza ONU sulla biodiversità, gli scienziati hanno fatto il punto sulle maggiori minacce ambientali da affrontare al più presto per salvare il Pianeta e tutti gli esseri viventi che lo abitano.

Durante i colloqui previsti dalla Cop15 a Kunming, in Cina, si sta discutendo delle politiche da mettere in atto per frenare la perdita di biodiversità. Dal 1970 ad oggi, la popolazione della fauna selvatica è diminuita di oltre due terzi e la tendenza non accenna a rallentare.

Secondo gli scienziati dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) sono cinque gli aspetti chiave da affrontare per tutelare la biodiversità: consumo del suolo e uso delle acque, sfruttamento delle risorse naturali, riscaldamento globale, inquinamento e invasione di specie aliene.

Consumo del suolo

Mappando l’espansione e l’abbandono delle terre, gli scienziati si sono resi conto che in poco più di dieci anni e solo negli Stati Uniti, sono stati distrutti 4 milioni di ettari di praterie. La terra è stata utilizzata per far posto a coltivazioni, soprattutto di grano, soia e mais.

Distruggere habitat naturali è la prima minaccia alla biodiversità: ogni volta che un terreno viene convertito per l’agricoltura si perdono farfalle, uccelli canori, uccelli migratori, mammiferi e ovviamente piante.

Ridurre il consumo di suolo e modificarne il modo in cui lo utilizziamo – ad esempio trovando soluzioni per aumentare la resa delle terre già coltivate – è ciò da cui occorre partire per proteggere la biodiversità, secondo gli scienziati.

Sfruttamento delle risorse idriche

Disboscamento, estrazione di petrolio e gas, sfruttamento delle risorse idriche, ma anche caccia e pesca, hanno un impatto devastante sulla vita del Pianeta.

Le conseguenze di queste attività sono spesso ben visibili, mentre in alcuni casi la crisi che generano non viene percepita, come nel caso dello sfruttamento delle risorse idriche da parte di agricoltori e compagnie minerarie.

Pompare acqua dai depositi sotterranei a ritmi insostenibili come stiamo facendo, ha causato e continua a causare il prosciugamento dei fiumi e la perdita di biodiversità nelle acque dolci e questo minaccia la sicurezza alimentare globale.

Secondo gli scienziati, entro il 2050 percentuali tra il 42% e il 79% delle acque sotterranee a livello globale potrebbero ridursi così tanto da superare punti di non ritorno ecologici. Risulta dunque prioritario intervenire per migliorare l’uso delle acque sotterranee rendendo più efficiente l’approvvigionamento idrico per evitare l’esaurimento delle risorse.

Riscaldamento globale

Il riscaldamento globale minaccia in modo diretto e indiretto la vita sul Pianeta. Nel 2019, l’ondata di caldo record che ha travolto l’Europa ha fatto registrate temperature oltre i 40°C in diversi Paesi, tra cui la Francia. A Montpellier, le temperature elevare hanno provocato la morte di numerosi pulcini di cinciallegre in almeno trenta nidi. La scorsa estate, i termometri hanno raggiunto nuovi record; al caldo esagerato, si sono aggiunti gli incendi che hanno devastato la vita animale e vegetale in vari Paesi in tutto il mondo.

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Il riscaldamento globale altera l’andamento delle piogge portando a siccità e a fenomeni meteorologici sempre più estremi. Inoltre, l’aumento delle temperature è legato all’innalzamento del livello del mare e al riscaldamento degli oceani, con ovvie drammatiche conseguenze per gli ecosistemi terresti e marini.

Alla distruzione degli habitat e allo sfruttamento di risorse si aggiunge dunque il riscaldamento globale, un aspetto fondamentale su cui intervenire per salvare la biodiversità.

Inquinamento

L’inquinamento sta letteralmente divorando letteralmente la biodiversità, provocando la perdita di specie vegetali e animali. Il problema riguarda l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ed è legato ai rifiuti ma non solo.

Oltre all’inquinamento da plastica, ben visibile e noto, a minacciare in modo importante la biodiversità è l’inquinamento da azoto che proviene dall’agricoltura intensiva e dall’uso di combustibili fossili. L’azoto sta distruggendo numerose specie animali e vegetali, anche lontane dalle fonti di inquinamento.

Per ridurre la quantità di azoto che fluisce dai campi coltivati ai corsi d’acqua è necessario diminuire l’uso di fertilizzanti azotati e di campi coltivati, traguardi che potrebbero essere raggiunti limitando gli sprechi nel settore agricolo e il consumo di carne da parte di tutti noi.

Specie invasive

Le specie animali e vegetali invasive sono l’ultima minaccia urgente da affrontare per tutelare la biodiversità. Le popolazioni specie autoctone, infatti, vengono letteralmente decimate da specie aliene introdotte accidentalmente o di proposito da noi esseri umani.

Sull’isola di Gough, nell’Oceano Atlantico meridionale, ogni anno decine di pulcini di uccelli marini vengono ad esempio mangiati dai topi, introdotti dai marinai nel XIX secolo. La popolazione dei topi, non trovando predatori, è aumentata a dismisura mettendo a rischio l’albatro di Tristan e altre dozzine uccelli marini anche rari.

Quando una specie invasiva mette in pericolo specie autoctone, la soluzione è spesso quella di catturare e uccidere gli animali alieni e questo scatena chiaramente le proteste degli ambientalisti. Anziché sopprimere intere popolazioni di animali senza colpe, una soluzione sarebbe quella di sterilizzare gli individui, così da poterne controllare l’espansione.

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Fonti di riferimento: Zenodo/The Guardian

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