Una petroliera abbandonata nel Mar Rosso rischia di provocare un disastro ambientale lasciando senza acqua 8 milioni di persone nello Yemen
Nel Mar Rosso, e più precisamente a poche miglia dalla coste dello Yemen, una petroliera in avaria abbandonata da anni potrebbe presto disperdere in mare i suoi 1,1 milioni di barili di greggio. Si rischia non solo di distruggere l’ecosistema marino locale ma anche di lasciare almeno 8 milioni di persone senza acqua, in un paese già molto provato e dove è in corso una grave emergenza umanitaria.
L’impatto della fuoriuscita di greggio nel Mar Rosso, dovuto ad una petroliera che sta lentamente marcendo in acqua in territorio yemenita, potrebbe essere peggiore del previsto. Parliamo della FSO Safer, che è stata abbandonata nel 2017 a causa di danni irreparabili, e mese dopo mese in questi anni ha continuato a deteriorarsi.
La situazione è particolarmente preoccupante. Il rischio infatti è quello che vengano sversati in mare gli 1,1 milioni di barili di greggio rimasti a bordo della nave, ovvero quattro volte la quantità di petrolio rilasciata dalla Exxon Valdez nel Golfo dell’Alaska nel 1989. Il che sarebbe un vero e proprio disastro ambientale che coinvolgerebbe non solo lo Yemen ma anche Arabia Saudita, Eritrea e Gibuti.
Il petrolio rischia di diffondersi infatti ben oltre lo Yemen, secondo un rapporto opera di ricercatori della Stanford University, della Harvard University e della UC Berkeley e pubblicato sulla rivista Nature Sustainability. Questo è diverso dagli studi precedenti in quanto esamina l’impatto a partire da una settimana dopo la fuoriuscita del petrolio.
Sebbene si preveda che metà del petrolio evapori in mare entro 24 ore, il resto entro 6-10 giorni raggiungerà la costa occidentale dello Yemen e i porti più a sud in tre settimane.
Il modello ha mostrato che la fuoriuscita potrebbe portare alla chiusura dei porti del Mar Rosso di Hodeidah e Salif entro due settimane, minacciando la consegna di 200.000 tonnellate di carburante per lo Yemen (l’equivalente del 38% del fabbisogno nazionale di carburante).
Un risvolto molto preoccupante di questa situazione riguarda l’acqua potabile. L’assenza di carburante potrebbe infatti andare ad inficiare l’utilizzo delle pompe, il che comporterebbe la privazione dell’acqua corrente per 8 milioni di abitanti dello Yemen.
Secondo le previsioni, poi, altri 2 milioni di persone perderanno l’accesso all’acqua se gli impianti di desalinizzazione nella regione verranno inquinati dal petrolio.
Naturalmente anche la pesca nello Yemen, responsabile della sussistenza di 1,7 milioni di persone nel Paese, sarebbe minacciata dallo sversamento di petrolio in mare.
Il tutto è complicato dalla situazione politica: i ribelli Houthi hanno impedito alle Nazioni Unite di ispezionare la nave mentre i colloqui a cui doveva partecipare anche il governo yemenita sono attualmente in stallo.
I funzionari delle Nazioni Unite non sono stati dunque in grado di fornire garanzie per mantenere la nave intatta (compreso il suo scafo ormai in decomposizione) che attualmente è supervisionata da un equipaggio composto da sole sette persone.
Nel rapporto pubblicato su Nature Sustainability si legge che:
La possibilità di una fuoriuscita è sempre più probabile. Il Safer, visibilmente in rovina, è a scafo singolo, il che significa che una rottura causerà la fuoriuscita dell’olio di bordo direttamente in mare. L’acqua è entrata nella sala macchine nel maggio 2020 attraverso una perdita nel tubo dell’acqua di mare e il sistema antincendio della nave non è operativo. Potrebbe verificarsi una fuoriuscita a causa di una perdita o di una combustione. Una perdita potrebbe derivare dal continuo deterioramento dello scafo della nave o dalla rottura dello scafo a causa del tempo inclemente; la combustione potrebbe avvenire attraverso l’accumulo di gas volatili a bordo della nave o un attacco diretto alla nave.
Ci sono poi anche da considerare i pesanti impatti sulla salute delle persone:
Stimiamo anche un aumento del rischio di ospedalizzazione cardiovascolare da inquinamento che va dal 5,8 al 42,0% per tutta la durata della fuoriuscita.
Evitare il disastro è però possibile e relativamente semplice, se non ci fossero le complicazioni dovute al fatto che il paese è in guerra:
La fuoriuscita e i suoi impatti potenzialmente disastrosi rimangono del tutto prevenibili attraverso lo scarico del petrolio.
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Fonte: The Guardian / Nature Sustainability
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