Cos’è che ci rende umani? La risposta potrebbe essere in una porzione di DNA finora trascurata

Il nostro DNA è molto simile a quello degli scimpanzé - quali sono allora le differenze fra la nostra specie e la loro?

Il nostro DNA è molto simile a quello dei ‘cugini’ scimpanzé – ma come è possibile che noi siamo stati in grado di produrre civiltà, architettura e linguaggio

Il DNA umano è molto simile a quello dello scimpanzé che resta, dal punto di vista evolutivo, il nostro parente più prossimo – e ciò suggerisce la discendenza da un antenato comune: circa 6 milioni di anni fa, i percorsi evolutivi delle due specie si sono separati, dando vita al moderno scimpanzé e all’Homo Sapiens. Ora un nuovo studio condotto presso l’università di Lund, in Svezia, ha provato a capire quali elementi del nostro DNA rendono il nostro cervello diverso da quello dei nostri parenti scimpanzé.

Mettendo a confronto le cellule degli umani e degli scimpanzé, è emerso che i secondi utilizzano una parte del loro DNA in modi diversi rispetto al nostro – e questa sarebbe la chiave delle differenze fra noi e loro. Si tratta di una variante strutturale del DNA finora chiamata dagli scienziati junk-DNA (DNA spazzatura, o di scarto) perché non sembrava finora avere una funzione precisa, se non quella di produrre delle proteine. Ma sono proprio queste proteine a fare la differenza: evidentemente, alla base dell’evoluzione del cervello umano ci sono meccanismi molto più complessi di ciò che si pensava, e molte risposte potrebbero nascondersi proprio in questo “DNA di scarto” finora ignorato dalla scienza.

(Leggi anche: Non siamo solo noi! Anche gli animali ridono di cuore e lo fanno per motivi ancestrali)

Anziché studiare umani e scimpanzé viventi, gli scienziati hanno osservato cellule staminali sviluppate in laboratorio e trasformate in cellule cerebrali – secondo una tecnica di ricerca rivoluzionaria messa a punto qualche anno fa in Giappone (il ricercatore giapponese che ha inventato questo metodo per “riprogrammare” le cellule staminali, Shinya Yamanaka, ha vinto per questo il Premio Nobel per la Medicina nel 2012). Senza l’ausilio di questa tecnica, non sarebbe stato possibile condurre questo studio senza arrecare danni agli animali e agli esseri umani oggetto dell’osservazione.

Credo che il cervello sia la chiave di volta per comprendere cosa renda l’essere umano ‘umano’ – spiega Johan Jakobsson, fra gli autori dello studio. – Come è stato possibile per gli umani utilizzare il proprio cervello al punto da costruire società, manifestare la cultura e l’arte, sviluppare tecnologie tanto avanzate come quelle che possediamo oggi? Il nostro studio potrebbe contribuire, inoltre, anche a fornire risposte agli interrogativi relativi ad alcune patologie psichiatriche come ad esempio la schizofrenia, che sembra appartenere solo agli esseri umani. Ma prima di arrivare a queste risposte, c’è ancora tanta strada da fare per decifrare le funzioni del DNA finora non preso in considerazione dalla scienza.

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Fonte: Cell Stem Cell

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