Negli ultimi mesi su TikTok tra gli adolescenti è in voga la Blackout challenge, una pericolosissima sfida che spesso si rivela fatale
Morire per una sfida su TikTok. Sembra un’assurdità, ma purtroppo è ciò che è accaduto a diversi ragazzini negli ultimi mesi. Tra le varie challenge in voga negli ultimi tempi sul social popolarissimo tra le giovani generazioni ce n’è una estremamente pericolosa che prende il nome di Blackout.
Per gli adolescenti è soltanto un gioco per dimostrare il proprio coraggio e mettersi alla prova, ma non lo è affatto. La sfida consiste, infatti, nel legarsi al collo una corda, una sciarpa o una cintura (da soli o con l’aiuto di qualcuno) per provare la propria resistenza. Naturalmente la sfida viene filmata e postata su TikTok con l’hashtag #BlackoutChallenge.
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Una challenge che può costare la vita
Spesso la sfida si rivela fatale, come dimostrano le angoscianti vicende finite sui giornali nel corso dell’ultimo anno. All’inizio dello scorso anno una bambina di 10 anni, originaria di Palermo, è morta dopo essere stata trovata dai genitori con una cintura legata al collo. Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, la piccola – ritrovata nella sua stanza esamine – aveva deciso di aderire alla challenge.
A seguito della tragedia avvenuta a Palermo, il Garante della Privacy è intervenuto, disponendo a disposto nei confronti di TikTok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica. La vicenda ha portato poi il social a bloccare l’accesso agli utenti minori di 13 anni, introducendo sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell’età e lanciando una campagna informativa per sensibilizzare genitori e figli.
Ma ciò non è bastato ad evitare che si verificassero nuovamente drammi del genere. Sono stati diversi i casi di decessi – avvenuti in diverse parti del mondo – provocati da questa sfida. Più di recente la stessa sorte è toccata ad un ragazzino di 12enne del Colorado, morto lo scorso aprile per soffocamento dopo essersi legato i lacci delle scarpe al collo. E, purtroppo, la Blackout challenge non è affatto l’unica sfida pericolosa di tendenza su TikTok. Molto popolare tra i ragazzini, ad esempio, è la Planking challenge, che consiste nel lanciarsi sul cofano delle auto in corsa.
Attenzione alle insidie e alle sfide pericolose su TikTok! I consigli della Polizia rivolti ai genitori
Come tutti i social, anche TikTok può trasformarsi in uno strumento pericoloso (non solo per le sfide, ma anche per l’adescamento da parte di pedofili), specialmente se lasciati in mano ai più piccoli. Per questo la Polizia di Stato ha lanciato una serie di consigli rivolti a tutti i genitori:
- Parlate ai ragazzi delle nuove sfide che girano in rete in modo che non ne subiscano il fascino se ne vengono al corrente da coetanei o sui social network
- Assicuratevi che abbiano chiaro quali rischi si corrono a partecipare alle challenge online. I ragazzi spesso si credono immortali e invincibili perché “nel fiore degli anni”: in realtà per una immaturità delle loro capacità di prevedere le conseguenze di ciò che fanno potrebbero valutare, come innocui comportamenti letali.
- Alcune challenge espongono a rischi medici (assunzione di saponi, medicinali, sostanze di uso comune come cannella, sale, bicarbonato etc), altre inducono a compiere azioni che possono produrre gravi ferimenti a sé o agli altri (selfie estremi, soffocamento autoindotto, sgambetti, salti su auto in corsa, distendersi sui binari, etc)
- Monitorate la navigazione e l’uso delle app social, anche stabilendo un tempo massimo da trascorrere connessi. Mostratevi curiosi verso ciò che tiene i ragazzi incollati agli smartphone: potrete capire meglio cosa li attrae e come guidarli nell’uso in modo da essere sempre al sicuro.
- Se trovate in rete video riguardanti sfide pericolose, se sui social compaiono inviti a partecipare a challenge, se i vostri figli ricevono da coetanei video riguardanti le sfide segnalateli subito a www.commissariatodips.it
- Tenetevi sempre aggiornati sui nuovi rischi in rete con gli ALERT che vengono pubblicati sul portale www.commissariatodips.it e sulle pagine Facebook Una Vita da Social e Commissariato di PS Online
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Fonti: Garante Privacy/Polizia di Stato
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