Pre Cop26, Draghi a Greta: “I nostri bla bla bla sono solo un modo per nascondere la nostra incapacità”. E promette azioni

Per i giovani non c'è più tempo da perdere, in nome di clima e ambiente. Cosa ha risposto il premier Draghi all'apertura della Pre Cop 26.

Azioni concrete e “giustizia climatica”: per i giovani non c’è più tempo da perdere, in nome di clima e ambiente. Ecco cosa ha loro risposto (e a Greta) il premier Draghi all’apertura della Pre Cop 26

I 400 giovani delegati a Milano per la Youth4Climate hanno passato il testimone, stamattina, ai leader riuniti per la Pre Cop26, l’incontro che precede la Cop 26, la conferenza annuale dell’Onu sul clima in programma a Glasgow tra circa un mese. Anche Draghi ha stretto la mano a  Greta e ha ammesso quanto spesso i leader parlino a vanvera.

Eppure le cose da fare sono ormai evidenti a tutti: per i giovani la totale decarbonizzazione entro il 2030 non è più derogabile, vanno finanziate subito le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, attraverso la tassazione delle emissioni di anidride carbonica, mentre un dato è certo: i Paesi devono agire con urgenza con “azioni climatiche che siano radicate nella giustizia sociale”.

I giovani hanno le idee chiare, insomma tanto che nella stessa giornata di oggi hanno presentato un documento finale con una serie di precise richieste, tra tutte: chiudere entro il 2030 le industrie legate alle fonti fossili di energia. Tutto chiaro? Mario Draghi, il nostro Presidente del Consiglio, ci prova ad essere meno paternalistico di Cingolani e più incisivo e a dare subito le sue risposte all’apertura dei lavori della Pre Cop di Milano:

Dobbiamo agire velocemente e più efficacemente per affrontare le crisi climatiche e al G20 di ottobre ci prepariamo a far fronte agli impegni per rimanere al di sotto di 1,5°C, sviluppare strategie in linea con questo obiettivo e sostenere i Paesi in via di sviluppo.

Dopo il confronto tra il ministro della Transizione ecologica e Greta, da oggi, e fino al 2 ottobre, è insomma la volta della Pre-Cop, che riunisce i ministri del clima e dell’energia di un gruppo di Paesi per discutere di alcuni aspetti politici fondamentali dei negoziati e approfondire alcuni dei temi negoziali chiave che saranno affrontati alla Cop 26.

Siamo consapevoli che dobbiamo fare di più, molto di più. Questo sarà l’obiettivo del vertice a Roma che si terrà alla fine di ottobre. A livello di G20, vogliamo prendere un impegno per quanto riguarda l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, ribadisce Mario Draghi. Dobbiamo agire adesso. Sono convinto che abbiamo tanto da imparare dalle vostre idee, i vostri suggerimenti e la vostra leadership. La vostra mobilitazione è stata di grande impatto, e potete starne certi: vi stiamo ascoltando, ha sottolineato.

Questa generazione, la vostra generazione, è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. […] Come Presidenza del G20 e Co-Presidenza della COP26, stiamo spingendo i Paesi a rispettare i propri impegni climatici e, in certi casi, che siano pronti a prenderne di più audaci. Se vogliamo avere successo, tutti i Paesi devono fare la loro parte, a partire da quelli del G20. I Paesi del G20 generano oltre l’80% del PIL a livello mondiale e oltre il 75% delle emissioni.

E non è un caso che il 2021 si piazzi fino ad ora al decimo posto, solo in Italia, tra i più caldi dal 1800, con una temperatura superiore di 0,71 gradi alla media storica, secondo un’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr relativi ai primi otto mesi dell’anno divulgati in occasione della pre-Cop26 e Youth4climate: Driving Ambition.

La tendenza al surriscaldamento è ormai strutturale in Italia dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine, dicono da Coldiretti, anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: incendi, drastica riduzione dei ghiacciai, innalzamento dei livelli del mare (che, secondo lo studio dell’Ingv farà crescere il livello del Mediterraneo di 20 centimetri entro il 2050 con punte di 82 centimetri nella zona della laguna di Venezia). Ma gli effetti si fanno già sentire sulle coltivazioni con l’acqua salata che penetra nell’entroterra e brucia le coltivazioni nei campi e costringe all’abbandono l’attività agricola alla foce del Po, per la risalita del cuneo salino, l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni agricoli.

Uno scenario già in atto che aggrava le perdite provocate dai cambiamenti climatici all’agricoltura italiana pari, secondo i calcoli Coldiretti, a 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni per i danni provocati alle coltivazioni e alle strutture dagli eventi estremi causati dalla tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza.

draghi greta

@ANSA FOTO

L’Italia ha stanziato il 40% delle risorse nel nostro Pnrr per la transizione ecologica. Il nostro obiettivo è aumentare la quota di rinnovabili nel nostro mix energetico, rendere più sostenibile la mobilità, migliorare l’efficienza energetica dei nostri edifici e proteggere la biodiversità, ha concluso Draghi, che ha poi incontrato in Prefettura Greta Thunberg, insieme alle militanti per la lotta al cambiamento climatico Vanessa Nakate e Martina Comparelli.

Attenzione, pericolo bla bla bla. E Mario Draghi lo ha ammesso:

Voglio dire giusto una cosa sul ‘bla bla bla’: a volte è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di agire. Ma quando ci sono queste trasformazioni epocali, è necessario convincere le persone che l’azione è necessaria. La mia sensazione è che i leader dei governi oggi siano tutti convinti che sia necessario e sia necessario farlo presto.

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