Pre Cop26: tra bla bla bla e (finta) transizione ecologica, cosa abbiamo capito dal confronto tra Greta Thunberg e Cingolani

Cosa è accaduto tra i paroloni di Cingolani e le facce accigliate di Greta. La nostra sensazione e che ai nostri leader non interessi nulla.

Ministri e leader internazionali, ma anche giovani e attivisti. Milano ospita per tutta la settimana due appuntamenti: la Youth4Climate e la Pre Cop 26. Cosa è accaduto ieri al Mico, tra i paroloni di Cingolani e le facce accigliate di Greta

Greta Thunberg non ci sta e con lei gli altri 400 ragazzi, due per ciascuno dei 197 paesi dell’Onu, che da ieri dibattono con gli “esperti” su crisi climatica e ambiente e lavoreranno a una carta negoziale sui cambiamenti climatici in vista della prossima Cop26. Parole dure quelle dei ragazzi, un non troppo velato tentativo di dare solo “bella mostra di sé” quello dei leader.

“Spero che oltre a protestare, cosa che è estremamente utile, ci aiuterete a identificare nuove soluzioni visionarie”, se n’è uscito Roberto Cingolani, il nostro ministro della Transizione ecologica, all’apertura dei lavori.

Il problema è che seppur identifichino “nuove soluzioni” (cosa che fanno oramai da anni e ce le urlano a pieni polmoni), chi ci deve mettere mano, caro Roberto, alle soluzioni concrete, sareste poi voi.

Ma andiamo con ordine: ieri, martedì 28 settembre, si è aperta al centro congressi Mico di Milano la Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima organizzata dal Governo italiano come evento introduttivo alla Pre-Cop26, che è la riunione dei ministri dell’Ambiente in preparazione della Cop26.

La Cop26 è invece la conferenza annuale dell’Onu sul clima, in programma a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre. Youth4Climate durerà fino a giovedì 30 e tra i giovani presenti ci sono Greta Thunberg, appunto, e l’altra giovane attivista, Vanessa Nakate. Le due ragazze sono intervenute dopo l’apertura, tra gli altri, con il ministro Cingolani e il Presidente designato della Cop26 Alok Sharma.

Come sono partiti i lavori? Col piede sbagliato.

Leggi anche: Dalle rinnovabili all’economia circolare, i target per l’Italia del ministro Cingolani: “la transizione ecologica non basta”

Cingolani da un lato…

Le proteste dei giovani contro il cambiamento climatico sono utili, ma occorre lavorare insieme per trovare una soluzione. Il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali globali devono essere trattati insieme – ha detto Cingolani –  non esiste un’unica soluzione.

Siamo qui 400 partecipanti di 186 Paesi e il compito della giornata odierna è ascoltare le vostre priorità – fa rivolgendosi ai giovani. Vogliamo ascoltare le vostre idee, proposte e raccomandazioni – ha spiegato ai giovani delegati dei vari Paesi – abbiamo bisogno della vostra visione e motivazione e del vostro coinvolgimento. Uniamo le forze, non dobbiamo rinunciare al nostro futuro e al futuro del nostro Pianeta, siete intervenuti per questo, lo dico come scienziato, l’ho fatto per 35 anni, come ministro temporaneo e come padre di tre bambini.

Greta dall’altro

Costruisci meglio. Bla, bla, bla. Economia verde. Bla bla bla. Zero emissioni entro il 2050. Bla, bla, bla, ha detto Greta all’apertura del summit di Milano. Questo è tutto ciò che sentiamo dai nostri cosiddetti leader. Parole che suonano alla grande ma finora non hanno portato all’azione. Le nostre speranze e ambizioni affogano nelle loro vuote promesse.

E zac. Greta non si è risparmiata nemmeno stavolta, con quel suo viso e quegli occhi arrabbiati che ormai tutti conosciamo.

Naturalmente abbiamo bisogno di un dialogo costruttivo – ha continuato Greta, il cui sciopero per il clima in solitaria nel 2018 scatenò un movimento di milioni di giovani manifestanti per il clima. Ma finora abbiamo avuto 30 anni di bla, bla, bla e questo dove ci ha portato? Possiamo ancora ribaltare la situazione: è del tutto possibile. Ci vorranno riduzioni annue immediate e drastiche delle emissioni. Ma non se le cose vanno avanti come oggi. L’inazione intenzionale dei nostri leader è un tradimento verso tutte le generazioni presenti e future.

Invitano giovani selezionati a incontri come questo per fingere di ascoltarci. Ma chiaramente non ci ascoltano. Le nostre emissioni sono ancora in aumento. La scienza non mente.

E il fuori onda

Roberto Cingolani pensa di uscire da quell’incontro con i giovani dichiarandosi vincitore.

Alla fine, al dì là delle chiacchere, abbiamo detto tutti la stessa cosa, no?

Oggi fanno notizia queste parole qui. In un fuori onda pubblicato da Ansa, a margine della conferenza, il ministro della Transizione ecologica, cerca evidentemente di capire col suo collaboratore come fosse andato l’incontro con Greta e gli altri attivisti. E il suo collaboratore: “No, no, ma infatti”.

E poi, a desolante chiusura, Cingolani dice:

Non c’è Greta che tenga.

Sipario.

Il gioco invertito dei ruoli

Cingolen-Eni, ministro delle trivelle, ministro del nucleare… a conti fatti, non ci sembra che Roberto Cingolani stia prendendo esattamente la direzione giusta.

E poi, chi fa proposte a chi? Ieri il ministro sembrava convinto che sì, debbano essere i giovani a farsi avanti a proporre. Ma davvero? Così facendo, tanto vale autoproclamarsi detentori del potere supremo di difensori del Pianeta e levatevi di torno.

Ma non è così, anche se il super ministro della Transizione di noi altri è dimentico di una cosa importante: i giovani dei Fridays for Future capeggiati da Greta proposte ne hanno fatte eccome, a partire dalla quelle indicate dagli scienziati dell’IPCC.

Non abbiamo messo in piazza un paio di cosette, ieri, tra l’altro. Il Piano energia e clima e il Pnrr adottati dal nostro Governo non centrano di fatto gli obiettivi richiesti dall’Europa. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (che sulla carta si struttura in 5 linee d’intervento: dalla decarbonizzazione all’efficienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo sviluppo del mercato interno dell’energia, della ricerca, dell’innovazione e della competitività), prevede una riduzione delle emissioni di CO2 al 37% contro il 55% previsto dall’Ue, mentre il Pnrr non risponde alla richiesta di investimenti in settori strategici come, per esempio, il trasporto pubblico per diminuire l’inquinamento urbano, della produzione di rinnovabili e sulla dispersione dell’acqua dalle reti idriche.

E vogliamo parlare del progetto di nascondere la CO2 sotto i fondali dell’Adriatico per consentire a Eni di continuare a estrarre idrocarburi e nello stesso tempo la capacità dichiararsi neutrale climaticamente.

Azioni e impegni più concreti per il clima a partire delle maggiori economie del pianeta e politiche più coraggiose. Gli anni da qui al 2030 saranno cruciali per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 °C. Per questo non c’è più tempo da perdere, da questa Pre-Cop di Milano e dalla COP26 di Glasgow di novembre ci aspettiamo risposte concrete a partire dall’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili spingendo sulle rinnovabili e accelerando la transizione ecologica che rappresenta una grande opportunità e non un problema, dicono da Legambiente.

Ma l’Italia è in ritardissimo rispetto agli obiettivi sul clima fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050, data in cui dovremo raggiungere la neutralità climatica. Perché?

Perché abbiamo la sensazione che i nostri politici si dichiarino ambientalisti solo e soltanto sulla carta, ma che poi siano pronti a tradire ogni aspettativa di crescita ecologica in nome di un tornaconto economico.

“I partecipanti continueranno a discutere di soluzioni che distolgono l’attenzione dalle vere cause e dai veri responsabili dei cambiamenti climatici: le emissioni di gas climalteranti dovute all’uso dei combustibili fossili e il sovra-consumo crescente, trainati dal Nord globale”, aggiunge Survival International, che ha organizzato il contro-congresso “Our Land, Our Nature” di Marsiglia, diffondendo anche la voce dei popoli indigeni per denunciare i crimini compiuti dall’industria della conservazione contro di loro – che sono i migliori custodi della natura, spesso ridotti al silenzio e all’invisibilità – e proporre una visione alternativa della protezione della natura.

La nostra sensazione, insomma? Che ai nostri leader non interessi effettivamente proprio nulla. E la reazione di Cingolani nel fuori onda ne dà conferma: è tutto un bla, bla, bla. Non c’è Greta che tenga.

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