Stimolare il nervo vago può davvero fare la differenza e migliorare significativamente la vita delle persone colpite da ictus ischemico
Stimolare il nervo vago può davvero fare la differenza e migliorare significativamente la compromissione e la funzione del braccio nelle persone colpite da ictus ischemico. Lo studio, condotto da un team guidato dall’Università di Glasgow (Uk), ha già fatto domanda per l’autorizzazione della terapia in USA e in Europa.
Dopo un ictus ischemico è comune la debolezza alle braccia fino anche alla perdita a lungo termine delle funzioni degli arti superiori. La terapia riabilitativa consiste attualmente in una attività fisioterapica mirata che in molti casi è di grande aiuto anche se non sempre completamente risolutiva.
Infatti circa l’80% delle persone con ictus acuto ha debolezza alle braccia e fino al 50% – 60% ha ancora problemi persistenti sei mesi dopo nonostante un’intensa fisioterapia, in questo momento la migliore opzione di trattamento.
I ricercatori hanno ora mostrato però che si può ottenere un miglioramento da due a tre volte maggiore se si stimola il nervo vago con un impianto dedicato (Vagus Nerve Stimulation, VSN) in combinazione con la stessa fisioterapia, rispetto all’impiego di questa sola attività.
Lo studio ha esaminato 108 persone negli Stati Uniti e nel Regno Unito con problemi al braccio da moderati a gravi, dei quali la metà è stata sottoposta al trattamento combinato, mentre l’altra alla sola fisioterapia.
VNS comporta un intervento chirurgico di impianto e, una volta impiantato, il dispositivo stimola il nervo vago, che si connette con aree del cervello deputate al rilascio di importanti neuromodulatori e sostanze chimiche le quali, combinate con la terapia fisica, aiutano il cervello a “riapprendere” i movimenti. La stimolazione avviene sul lato sinistro del collo proprio nel corso della riabilitazione.
Dopo 6 settimane di terapia ambulatoriale e altri 90 giorni di terapia domiciliare, il 47% delle persone nel gruppo VNS ha mostrato una risposta clinicamente significativa rispetto al 24% nel gruppo di controllo. Le persone che hanno ricevuto VNS hanno anche mostrato un miglioramento rispetto al gruppo di controllo nella qualità della vita e nello svolgimento delle attività quotidiane.
Questo è il primo studio a trovare effetti clinicamente e statisticamente significativi di una terapia di neuromodulazione per le persone con debolezza alle braccia e alle mani dopo un ictus – spiega Jesse Dawson, che ha guidato lo studio – Abbiamo riscontrato un miglioramento per il gruppo VNS rispetto al controllo sia in termini di compromissione che di esiti funzionali. In particolare, il tasso di risposta clinicamente significativo è raddoppiato con VNS per entrambi i parametri. È importante sottolineare che il VNS non funziona da solo, ma si aggiunge all’effetto della riabilitazione intensiva
A seguito della pubblicazione del lavoro, avvenuta lo scorso aprile, sono ora in corso gli sforzi per ottenere le autorizzazioni all’immissione in commercio del dispositivo e del conseguente trattamento sia in USA che in Europa.
Non vediamo l’ora di introdurre la terapia come parte di un nuovo standard di cura per la riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus ischemico
conclude Teresa Kimberley, coautrice della ricerca.
Il lavoro è stato pubblicato su The Lancet.
Fonti di riferimento: Università di Glasgow / The Lancet
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