Il ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso sta sparendo: in 25 anni la sua superficie si è ridotta del 65%

Il ghiacciaio abruzzese del Calderone rischia di sparire per sempre: i risultati inquietanti del monitoraggio condotto da Legambiente

Il Calderone, l’unico ghiacciaio appenninico d’Abruzzo, è ormai agonizzante. Dal 2000, infatti, è diviso in due glacinevati e negli ultimi 25 anni la sua superficie si è ridotta del 65%, mentre il suo spessore è diminuito di 9 metri. 

A fornire i dati allarmanti relativi allo scioglimento del ghiaccio del ghiacciaio del Gran Sasso è il monitoraggio effettuato da Legambiente nell’ambito della campagna Carovana dei ghiacciai, giunta alla sua seconda edizione e realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI). La campagna nasce con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute di alcuni dei più importanti ghiacciai italiani e per sensibilizzare i cittadini sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.

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Lo stato di salute del ghiacciaio del Calderone

La quarta tappa della carovana dei ghiacciai sul Gran Sasso – commenta Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano – ha rivelato che anche il piccolo e fragile corpo glaciale appenninico del Calderone contiene preziose informazioni per ricostruire l’evoluzione climatico ambientale. Anzi, i dati raccolti e presentati dagli operatori glaciologici hanno dimostrato che qui i cambiamenti sono registrati con maggiore sensibilità e rapidità rispetto ai ghiacciai alpini. Ciò dimostra quanto sia importante proseguire la capillare azione di monitoraggio del Comitato Glaciologico svolta a livello nazionale sin dal 1911.

Da circa 20 anni il ghiacciaio del Calderone è suddiviso in due glacionevati, uno superiore e uno inferiore, ricoperti soltanto di detrito a fine estate. Al di sotto del detrito, il massimo spessore di ghiaccio residuo è pari a circa 25 metri, con una diminuzione complessiva di spessore di circa 9 metri negli ultimi 25 anni. Nello stesso arco di tempo la superficie glaciale – che nel 1994 risultava ancora superiore a 6 ettari – si è ridotta di oltre il 65%, arrivando a misurare ormai poco più di due ettari.

Come  accaduto per tutti gli altri ghiacciai italiani anche sul Calderone il segnale dell’inquinamento è risultato molto evidente con, ad esempio, anche la presenza di tracce di Cesio radioattivo, a seguito dell’esplosione del reattore di Cernobyl nel 1986.

Il Calderone è un corpo glaciale situato al centro degli Appennini, vicinissimo al mare, dal comportamento anomalo rispetto a quelli alpini – spiega Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente – Apparentemente insignificante. Tuttavia questo glacionevato, ancora oggi nonostante i riverberi della crisi climatica qui ancora più rilevanti e immediati, ci offre servizi ecosistemici di grande importanza. Non solo per il fatto che le sue acque di fusione costituiscono un rifornimento costante e indispensabile per il rifugio Carlo Franchetti, prossimo al Calderone e alimentano gli ecosistemi situati a quote più alte. La sua importanza è soprattutto dovuta al suo curioso comportamento, unico nel panorama europeo. Questa sua capacità di risposta veloce ai cambiamenti climatici ci fornisce dati utilissimi per capire come si evolverà il clima nei prossimi anni. Una presenza ricca di informazioni scientifiche e al contempo elemento culturale fondamentale per lo sviluppo di questo bellissimo territorio.

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Agire subito per tutelare i ghiacciai e il loro ecosistema 

La spaventosa riduzione del ghiacciaio del Calderone è un altro chiaro sintomo della crisi climatica sull’ecosistema del nostro Paese. E non possiamo più restare a guardare i nostri ghiacciai mentre si sciolgono. È il momento di agire con interventi efficaci e mirati, come sollecitato anche da Enrico Stagnini, direttore di Legambiente Abruzzo: 

Il monitoraggio di un ghiacciaio rappresenta un simbolo che deve richiamare l’attenzione sulla tutela dell’ambiente a livello globale. È infatti impossibile tutelare un solo ecosistema senza tutelare tutto ciò che a esso è collegato. E quindi fondamentale agire adesso, adottando le misure di contrasto e di adattamento ai cambiamenti climatici sfruttando le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ottica di uno sfruttamento eco sostenibile delle risorse ambientali. Riproporre vecchie idee sul nucleare, oltre ad essere anacronistico, è lontano dagli obiettivi che ci siamo proposti di riduzione dei gas climalteranti. Bisogna contare sulle rinnovabili e sulle nuove tecnologie del risparmio energetico.

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Fonte: Carovana dei ghiacciai-Legambiente

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