Auto elettriche e batterie: il mondo deve ridurre l’uso di metalli rari e riciclarli

Ma si fa strada l'idea che sia il riutilizzo la maniera più sostenibile per ridurre l'impatto ambientale della loro produzione

Entro il 2035, ha calcolato Bloomberg, oltre metà delle auto vendute nel mondo saranno a batteria: l’industria automobilistica ha infatti abbandonato o sta per farlo lo sviluppo dei motori a combustione interna. 

Questi rimarranno per qualche anno ancora destinati ad ambito in cui ancora non c’è alternativa, come ad esempio i trasporti pesanti o i veicoli da cantiere, ma sempre a partire da quella data se vorremo comprare un’auto non avremo più scelta: sarà elettrica.

Una transizione epocale che viene salutata come il passaggio del trasporto su gomma ad un’era “carbon free”, ma che comporta altre sfide ambientali. 

Queste sfide, secondo l’Electric Vehicle Outlook 2021 di Bloomberg, sono due: la principale è ridurre i metalli nelle batterie che sono scarsi, costosi o problematici perché la loro estrazione comporta pesanti costi ambientali e sociali. Un altro è migliorare il riciclo delle batterie, in modo che i metalli preziosi contenuti possano essere riutilizzati. 

Si tratta di un bel quantitativo per auto, se si pensa che ad oggi una batteria agli ioni di litio tra le più comuni contiene intorno a 8 kg di litio, 35 kg di nickel, 20 kg di manganese e 14 kg di cobalto.

Il litio di per sé non è scarso: la stima attuale è che ne siano disponibili allo stato attuale della tecnologia (e dei costi) di estrazione 21 milioni di tonnellate, che secondo lo US Geological Survey sono in grado di sostenere la transizione dai motori a combustione interna a quelli elettrici da qui al 2050. Le criticità risiedono nell’impatto ambientale di questa attività mineraria, ad alto consumo di energia e di acqua. Per cui si renderà necessario sempre più impiegare energie “verdi” per l’estrazione. 

Più delicata è l’estrazione del cobalto, che essendo un metallo pesante è tossico se non maneggiato con tutte le misure di sicurezza necessarie. Attualmente i due terzi delle forniture globali provengono dal Congo e sono note tutte le problematiche sociali connesse a questa attività, a cominciare dallo sfruttamento minorile. Fortunatamente si stanno sperimentando batterie “cobalt free”, così come “nickel free” ed i primi risultati sono promettenti. Tesla ha annunciato che le impiegherà tra pochi anni. 

Ridurre i metalli rari nelle batterie presenta però un ulteriore rischio non del tutto inatteso: quello di rendere antieconomico il loro riciclo, visto che è il costo dei metalli che spinge ad investire in questa attività economica che si svolge principalmente in Cina, Giappone e Corea del Sud. In Oriente sono già entrati in gioco i governi. Pechino incentiva i suoi produttori di batterie (CATL il più grande) perché si servano dei metalli necessari riciclati invece di quelli provenienti dalle miniere. Però le attuali batterie che servono principalmente per l’avviamento dei veicoli al piombo-acido contengono materiali di scarso valore, eppure il 98% viene riciclato. Sono i volumi in questo caso che rendono economicamente sostenibile questo settore, per cui si crede che se anche in futuro le batterie al litio saranno molto economiche (il loro prezzo è crollato del 97% dal 1991), queste continueranno a essere riciclate. 

Le tecniche del riciclo delle batterie sono però ad un punto di svolta: se fino ad oggi si frantumavano tutti gli elementi delle batterie per poi separarli attraverso processi meccanici e chimici, si fa strada l’idea del riutilizzo dei loro componenti come i catodi o dell’intera batteria

Le batterie agli ioni di litio sono diventate eccezionalmente durevoli: le attuali possono durare fino a 20 anni, cioè più del veicolo per le quali sono state costruite. Dopo dieci anni di utilizzo, una batteria per auto come quella della Nissan Leaf, che da nuova fornisce 50 kWh, avrà perso al massimo il 20% della sua capacità. Ciò significa che quando i vecchi veicoli elettrici vengono rottamati, le batterie spesso non vengono né gettate né riciclate, ma possono essere riutilizzate per applicazioni meno impegnative, come l’accumulo di energia in edifici o l’alimentazione di imbarcazioni. Dunque, più che il riciclo è forse il riutilizzo la via più sostenibile. 

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