Osservata per la prima volta la luce apparsa dietro a un buco nero. Einstein aveva ragione

Nuovo tudio di Stanford fotografa fotoni sul retro di un buco nero dimostrando la relatività generale di Einstein

Einstein lo aveva detto attraverso la sua teoria della relatività, ora gli scienziati di Stanford sono riusciti a vedere coi loro occhi cosa accade dietro a uno dei più misteriosi oggetti presenti nell’universo: i buchi neri. Un nuovo studio guidato dall’astrofisico della Stanford University Dan Wilkins ha permesso di osservare per la prima volta la luce che proviene dai buchi neri.

Guardando i raggi X scaraventati nell’universo dal buco nero supermassiccio al centro di una galassia lontana 800 milioni di anni luce, l’astrofisico ha notato una serie di brillamenti luminosi di raggi X. Poi, i telescopi hanno fatto il resto e registrato qualcosa di inaspettato: lampi aggiuntivi più piccoli e di diversi “colori” rispetto ai primi.

Confermata la previsione della teoria della relatività generale di Einstein

La strana scoperta, dettagliata in un articolo pubblicato il 28 luglio su Nature, è la prima osservazione diretta della luce da dietro un buco nero – uno scenario che era stato previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein ma mai confermato, fino ad ora.

I ricercatori in particolare hanno osservato i brillamenti luminosi provenienti dal gas che cadeva nel buco nero e che corrispondevano al riflesso della luce dal lato opposto del disco, piegati attorno al buco nero stesso dal suo forte campo gravitazionale. 

Qualsiasi luce che entra in quel buco nero non esce, quindi non dovremmo essere in grado di vedere nulla dietro. Il motivo per cui possiamo vederlo è perché quel buco nero sta deformando lo spazio, piegando la luce e torcendo i campi magnetici intorno a sé

ha detto Wilkins, ricercatore presso il Kavli Institute for Particle Astrophysics and Cosmology di Stanford e lo SLAC National Accelerator Laboratory.

Cinquant’anni fa, quando gli astrofisici cominciarono a speculare su come il campo magnetico potesse comportarsi vicino a un buco nero, non avevano idea che un giorno avremmo potuto avere le tecniche per osservarlo direttamente e vedere la teoria generale della relatività di Einstein in azione,

ha detto Roger Blandford, co-autore del documento.

mappa buchi neri

@Esa

Come vedere un buco nero

Questa ricerca aveva l’obiettivo di saperne di più su una caratteristica misteriosa di alcuni buchi neri, chiamata corona. Il materiale che cade in un buco nero supermassiccio alimenta le più luminose sorgenti continue di luce dell’universo, e mentre lo fa, forma una corona attorno al buco nero stesso. Questa luce a razzi X può essere analizzata per mappare e studiare questi misteriosi oggetti.

Quando il gas scivola nel buco nero si surriscalda fino a raggiungere milioni di gradi. A quella temperatura, gli elettroni si separano dagli atomi, creando un plasma magnetizzato. 

Questo campo magnetico che si lega e poi si aggancia al buco nero riscalda tutto ciò che lo circonda e produce elettroni ad alta energia che poi producono a loro volta i raggi X, ha detto Wilkins.

In futuro gli scienziati utilizzeranno l’osservatorio a raggi X dell’Agenzia Spaziale Europea Athena (Advanced Telescope for High-ENergy Astrophysics):

Ha uno specchio molto più grande di quello che abbiamo mai avuto e ci farà ottenere un’immagine a risoluzione più elevata in tempi di osservazione molto più brevi, – ha detto Wilkins. – Quindi, il quadro che stiamo iniziando a ottenere dai dati in questo momento diventerà molto più chiaro con questi nuovi osservatori. 

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Fonti di riferimento: Stanford University, Nature

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