Robin Food: la cooperativa di riders che si ribella allo sfruttamento (e protegge l’ambiente)

A Firenze nasce Robin Food, cooperativa di rider che combatte lo sfruttamento e propone contratti etici e sostenibilità ambientale

Da un lato sono diventati imprenditori di loro stessi, dall’altro hanno dato un forte segnale alle grandi aziende del food-delivery in cui la parola sfruttamento è sempre dietro l’angolo. Parliamo di Robin Food, una cooperativa di Firenze interamente posseduta e gestita dai riders che ha come diktat eticità e sostenibilità.

Sono ragazzi e ragazze, in tutto sono sette, con un passato nel variegato mondo del food delivery. Dopo anni nelle multinazionali, grazie a un bando di Legacoop Toscana e Fondazione Cri Firenze, hanno deciso di organizzarsi in cooperativa per costruire un modello alternativo, che lascia fuori lo sfruttamento.

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Simone Di Giulio, Luca Manetti, Nadim Hammami, Duccio D’Agnano, Salvatore Settimo Micciché, Alessandro Fabbri, Mahmad Bakro hanno lanciato un crowdfunding per sostenere l’avvio delle attività e per comprare delle bici elettriche con cui spostarsi durante le consegne. C’è anche un protocollo d’intensa con Nidil Cgil per garantire i diritti ai lavoratori. Insomma un’alternativa etica dove i riders non sono delle pedine da sostituire all’occorrenza e dove ci saranno dei regolari contratti.

“Lavorando da anni nel campo delle consegne a domicilio abbiamo vissuto la nascita e la crescita esponenziale di questo settore. Questo sviluppo senza regole ha portato con sé anche tante problematiche, dalla mancanza delle tutele e dei diritti dei lavoratori, alle commissioni sempre più alte per i ristoranti, per non dimenticare l’annosa questione delle tasse, con le multinazionali che pagano solamente una minima percentuale dei ricavi, oltretutto spesso nei paesi in cui fa loro più comodo”, scrivono i riders sulla piattaforma Eppela in cui è stata lanciata la raccolta fondi.

Un progetto che mira a offrire soluzioni eque e solidali per i ristoranti, proponendo commissioni più basse e alternative vantaggiose rispetto a quelle delle multinazionali del settore.

“Molti ristoranti, durante la pandemia, si sono visti aumentare le commissioni sullo scontrino fino al 43%. Per esempio: se un cliente ordina 30 € di cibo, solamente 17,10 € resta al ristoratore, mentre pochi Euro vanno al fattorino per la consegna. Non avendo però alternative, i ristoratori sono stati costretti ad accettare le nuove svantaggiose condizioni decise unilateralmente dalle aziende”, scrivono ancora.

I lavoratori di Robin Food avranno un contratto di lavoro subordinato, con pagamento orario e tutte le garanzie del caso. Ma non solo, l’attenzione è anche per l’ambiente.

“I nostri fattorini consegneranno esclusivamente con biciclette o mezzi elettrici. Laddove possibile opteremo sempre per l’opzione più ecosostenibile, dalla scelta del packaging a quella dei fornitori”, chiosano i riders.

Con Robin Food è arrivata l’alternativa etica e sostenibile del food delivery.

Fonte: Eppela

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