Lo splendido patrimonio ambientale delle colline del Prosecco, in provincia di Treviso, è sempre più minacciato dalla monocoltura intensiva di uve per la produzione dell’omonimo vino, e i religiosi della zona denunciano la condotta irresponsabile delle autorità in nome del profitto
Lo splendido patrimonio ambientale delle colline del Prosecco, in provincia di Treviso, è sempre più minacciato da pesticidi e dalla monocoltura intensiva di uve per la produzione dell’omonimo vino, e i religiosi della zona denunciano la condotta irresponsabile delle autorità in nome del profitto.
Le colline del Prosecco, anziché essere tutelate per la loro bellezza (sono state dichiarate anche patrimonio naturale dell’UNESCO), vengono spianate per ospitare i vigneti, coltivati in maniera intensiva e tutt’altro che sostenibile – con un visibile sfruttamento del terreno e l’uso indiscriminato di pesticidi chimici. Ecco perché, in una lettera aperta ai fedeli, alcuni parroci dei comuni della zona invocano un cambio di rotta in difesa della bellezza dell’ambiente naturale e della tutela del territorio.
La terra e i suoi abitanti sono valore sacro davanti a Dio – scrivono. – Avvertiamo un crescere costante di indifferenza e qualunquismo morale verso la sofferenza, i disagi, le paure e i timori di tante persone causati da un uso talvolta incontrollato di fitofarmaci, cioè pesticidi. La terra e i suoi abitanti sono valore sacro davanti a Dio. E ogni attentato alla terra e alle persone è, di fatto, un sacrilegio o delitto.
(Leggi anche: Ecco come l’industria del Prosecco sta divorando il suolo del Veneto)
Non solo i religiosi stanno combattendo questa crociata ai produttori di vino prosecco, ma anche ambientalisti e semplici cittadini che hanno a cuore la natura. L’allarme dei parroci è stato ripreso sui social dal consigliere regionale PD Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito democratico, che da anni denuncia l’enorme costo ambientale della monocoltura del prosecco: falde acquifere inquinate, biodiversità minacciata, boschi completamente rasi al suolo, smottamenti causati dai movimenti terra, nubi tossiche nei paesi e nelle case.
Ancora una volta i parroci lanciano l’allarme sulle conseguenze della proliferazione indiscriminata del Prosecco – scrive su Facebook. – Il paesaggio della marca trevigiana è già stato stravolto da quella che è diventata un’enorme monocoltura dove si continua a fare abbondante uso di prodotti chimici, circa 4.500 tonnellate all’anno. Inoltre, si continuano a sbancare le colline del sito Unesco per far spazio a nuovi vigneti, come sta accadendo in queste ore in località Ligonto, nel comune di Follina. Oggi in Veneto abbiamo due record: essere i primi per produzione di vino e primi per avere i piu’ grossi casi di inquinamento dell’acqua potabile. Prima il vino o l’acqua potabile?
Fonte: Facebook
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