La Natura chiede il conto. Dopo decenni di emissioni indiscriminate, di inquinamento globale, la Terra sta dando chiari segni di crisi
L‘ondata di caldo record che ha colpito il Canada e gli Stati Uniti occidentali è una vera e propria resa dei conti sulla crisi climatica. Le vittime del caldo sono ormai centinaia, gli incendi stanno divorando ettari di boschi ma anche centri abitati. E tutto questo sta accadendo in un’area considerata tipicamente mite, dove fino a pochi giorni fa non si pensava di vivere una situazione così drammatica sulla propria pelle.
La Natura chiede il conto. Dopo decenni di emissioni indiscriminate, di inquinamento globale, a ogni latitudine e sotto ogni forma, la Terra sta dando chiari segni di crisi. I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale sono una realtà con cui purtroppo ognuno di noi dovrà fare i conti.
Come sta accadendo nel continente americano e in particolare in Canada dove la devastazione causata dalle temperature da record è un monito su cosa comporterà in futuro (e forse anche nel presente) l’aumento delle temperature.
Una “cupola di calore” incombe minacciosa su gran parte degli stati dell’Oregon e di Washington negli Stati Uniti, e nella Columbia Britannica meridionale in Canada, distruggendo i record meteorologici nella regione, solitamente temperata.
Le temperature nella piccola Lytton, nella Columbia Britannica, hanno raggiunto i 49,6 ° C (121,3F) e stabilito il record canadese di tutti i tempi, giorni prima che un incendio colpisse la città. Scenari apocalittici anche a Washington e in Oregon dove l’aria è rovente e satura di sabbia. L’uso di condizionatori ha lasciato senza corrente elettrica migliaia di persone. E poi ci sono loro, le vittime. Impossibile stimarle: i numeri sono altalenanti ma si parla al momento di 700 persone uccise dal caldo.
Gli stessi abitanti sono stupefatti, attoniti. Nessuno avrebbe immaginato che sarebbe toccato a loro, come ha detto Summer Stinson, dirigente di Seattle:
C’era ingenuità, credevamo questo non ci avrebbe influenzato. La gente ha riconosciuto che questo potrebbe accadere in teoria, ma non credo che si aspettasse che accadesse. Certamente non si aspettavano che accadesse ora, e non si aspettavano che fosse così terrbile.”
Nessun posto è sicuro, dicono gli scienziati
A partire da giovedì, i funzionari di Washington avevano attribuito 20 morti all’ondata di caldo, 13 dei quali nella contea di King, che include Seattle. L’Oregon aveva registrato 79 morti attribuibili al caldo, ha detto il medico legale dello stato, e i funzionari della Columbia Britannica hanno detto di aver registrato centinaia di morti “improvvise e inaspettate”, anche se hanno avvertito che era troppo presto per determinare quante di queste fossero legati al calore. Tutti questi numeri dovrebbero aumentare nei prossimi giorni.
Direttamente responsabile della tragedia è stata un’imponente “cresta” di aria calda e di alta pressione che ha tagliato il flusso del vento fresco e umido dall’Oceano Pacifico,
ha detto il climatologo dello stato di Washington, Nick Bond. La cresta – soprannominata “cupola di calore” – riscaldava anche l’aria comprimendola e incanalando l’aria calda e secca. Bond ha descritto il fenomeno come “senza precedenti”. Dal punto di vista della salute, ha tenuto alte le temperature notturne, prolungando lo stress legato al calore per i residenti.
Non c’è dubbio che il clima si stia riscaldando e questo dimostra cosa può accadere, ha detto.
Si muore di caldo, nel silenzio generale
La crisi climatica non è affatto una novità. Da anni gli scienziati si interrogano su come affrontarla ma ancora oggi la sua pericolosa e imponente portata è sottovalutata sia dalla politica che dalla stampa, italiana e internazionale. Tranne pochi casi, nessuno dà il giusto peso e spazio a cosa sta accadendo.
All’estero il Guardian sabato ha dedicato l’apertura a quello che sta accadendo negli Usa e in Canada. In Italia solo Il Manifesto ha dedicato la prima pagina,
Ancora una volta, il pericolo che coinvolge tutti noi è sottostimato.
Fonti di riferimento: TheGuardian
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