Acqua del sindaco: è buona come quella in bottiglia (ma contiene microplastiche)

Com'è l'acqua del sindaco della nostra città? A rivelarlo è una nuova analisi che ha esaminato l'acqua delle fontanelle pubbliche di 35 città

Com’è l’acqua del sindaco della nostra città? A rivelarlo è una nuova analisi condotta da Altroconsumo, che ha esaminato l’acqua delle fontanelle pubbliche di 35 città italiane. Ecco cos’è stato scoperto.

Le città di cui sono state esaminate le acque sono: Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Caserta, Catania, Ferrara, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Livorno, Milano, Napoli, Novara, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Taranto, Torino, Trento, Trieste, Udine, Venezia, Verona).

Secondo Altroconsumo, tutte le acque analizzate sono “buone” al pari di quelle in bottiglia. Tutte infatti rientrano nei limiti di legge in merito agli oltre 400 parametri analizzati. Bene anche l’assenza di legionella e Pfas. Ma non è tutto rose e fuori. Purtroppo le microplastiche sono state individuate in tutti i campioni, a dimostrazione del fatto che sia

un problema ambientale diffuso perché si trovano anche nell’acqua in bottiglia. La domanda è cruciale e legittima: l’acqua del rubinetto è buona da bere? È sicura o è meglio continuare a caricarsi di pesanti casse di plastica di minerale?

Neanche Altroconsumo dà una riposta univoca:

Le nostre analisi alle fontanelle di 35 città non possono sancire la potabilità dell’acqua pubblica (quello spetta ai controlli periodici delle Asl, svolti su più prelievi e in più punti, anche della stessa città, così come i controlli degli acquedotti, che sanciscono il rispetto dei parametri fissati dalla legge). Ma la nostra inchiesta scatta comunque una fotografia che è positiva, relativa a ciò che un cittadino che beve a una fontanella pubblica troverebbe in un certo giorno (abbiamo scelto le fontanelle perché si tratta di acqua di diretta responsabilità dell’acquedotto, senza reti e tubature intermedie come per l’acqua che arriva nelle nostre case); una fotografia che è anche in miglioramento rispetto all’ultima analisi pubblicata su Altroconsumo 294 luglio-agosto 2015, seppur con un tema emergente: quello delle microplastiche, piccolissime particelle di materiale plastico disperse ormai dappertutto nel nostro ambiente.

Durezza, nitrati, metalli pesanti

Per ogni campione, prelevato a una fontanella di ogni città sono stati fatti analizzare in un laboratorio 400 parametri, tra durezza, residuo fisso, sodio, nitrati, metalli pesanti, solventi, pesticidi, disinfettanti. Da queste analisi è emerso che l’acqua era sicura:

le sostanze controllate, anche le più pericolose, sono risultate assenti oppure nel limite di legge, spesso molto al di sotto; solo in un caso abbiamo trovato trialometani (sottoprodotti della disinfezione) oltre i limiti; si tratta dell’unico caso in cui abbiamo dato un giudizio di insufficienza.

Tutte le altre fontanelle, ben 31, hanno ricevuto giudizio buono o ottimo e le altre 3 hanno ottenuto discreto (per livelli – sempre nei limiti, ma un po’ più alti – di arsenico, nitrati, cloriti e altro).

Tra i nuovi elementi che verranno monitorati dalla direttiva Ue sull’acqua potabile, vi sono anche la legionella e i Pfas, presi in esame anche da Altroconsumo: per fortuna nessun campione presentava  il batterio o i composti perfluorati classificati come interferenti endocrini e tristemente noti per la vicenda Miteni in Veneto.

Microplastiche sempre presenti

Le microplastiche non sono un problema legato all’acqua in bottiglia. Secondo l’analisi anche quella delle fontanelle ha mostrato caratteristiche paragonabili.

Purtroppo sono ormai presenti ovunque e anche nell’acqua, sia pubblica che imbottigliata. Si tratta di uno dei contaminanti che verranno monitorati in seguito alla nuova direttiva Ue sull’acqua potabile. Secondo Oms, gli attuali livelli di microplastiche nell’acqua potabile non sono un pericolo per la salute, ma l’Organizzazionel Mondiale della Sanità ha richiesto studi più approfonditi e con metodi standard, che ancora non esistono.

Purtroppo, essendo ormai molto diffuse, ne ingeriamo quantità non trascurabili, fin dall’acqua che beviamo ogni giorno. Una cosa è certa: preferire l’acqua del rubinetto evita almeno il ricorso alla plastica e la conseguente produzione di rifiuti.

Per leggere lo studio completo, clicca qui

Fonte di riferimento: Altroconsumo

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