Questa start up giamaicana usa bambù e gusci di cocco per sostituire cannucce e utensili di plastica

Una start-up jamaicana mostra come il bambù e possa sostituire l’inquinante plastica nella creazione di prodotti monouso

Una start-up giamaicana mostra come il bambù e i gusci di cocco possano sostituire l’inquinante plastica nella creazione di prodotti monouso come cannucce e utensili da cucina.

BAMBUSA ha già sostituito oltre 5 milioni di cannucce di plastica con una versione in bambù sostenibile e ora sta trasformando i gusci di cocco scartati dell’isola in utensili da cucina sostenibili.

Bambusa, questo è il nome (evocativo) del brand, ha già sostituito cinque milioni di cannucce di plastica con una versione ecologica in bambù che sarebbero finiti sulle spiagge o in mare, andando a danneggiare l’ecosistema marino. Ora sta trasformando i gusci di cocco svuotati in prodotti per la cucina a impatto zero. Nata nel novembre del 2017, la start-up è diventata in poco tempo il principale produttore sull’isola di prodotti in bambù, con un florido canale anche all’estero: circa l’80% dei prodotti Bambusa vengono venduti in Jamaica, mentre il restante 20% viene esportato, perlopiù in Canada e Stati Uniti.

Più di otto milioni di tonnellate di plastica vengono riversate ogni anno nei nostri oceani – una catastrofe ambientale che mina alla sopravvivenza di moltissime specie animali come pesci, crostacei e tartarughe. La sola Jamaica produce annualmente 800.000 tonnellate di rifiuti, il 15% di questi è costituito da plastica.

Se da una parte sta crescendo, anche in Jamaica, la consapevolezza dei danni inflitti all’ambiente dal consumo di prodotti plastici, dall’altra la richiesta di questo materiale è sempre molto elevata, in quanto le alternative finora presenti in commercio avevano costi troppo elevati. Il bambù rappresenta un ottimo sostituto per questo materiale: è una pianta che cresce velocemente, assorbendo grandi quantità di CO2 dall’atmosfera, è economica e si degrada nell’ambiente in un paio di anni – ricordiamo che, dall’altra parte, una cannuccia in plastica ha bisogno di 200 anni per decomporsi nell’ambiente.

Inoltre, il governo dell’isola ha avviato un processo di messa al bando della plastica monouso già nel 2019, che dovrebbe concludersi quest’anno. Senza questo divieto, il consumo di alternative in bambù non sarebbe cresciuto in modo tanto vistoso. Ma non basta vietare la plastica affinché il problema venga risolto – c’è bisogno di incentivi statali che aiutino start-up ecologiche, come Bambusa, a crescere sul territorio e a rendere i loro prodotti economicamente accessibili a più persone possibili.

Dopo il successo delle cannucce in bambù, la start-up non si è fermata ma ha continuato a sostituire i prodotti in plastica con alternative più sostenibili. Tuttavia, la crisi pandemica dovuta alla diffusione del Coronavirus ha provocato un’importante battuta d’arresto all’intera economia jamaicana (si pensi alla paralisi del mondo del turismo): se prima della pandemia il 98% delle vendite dell’azienda era rappresentato da cannucce in bambù, alla fine del 2020 il numero era calato drasticamente al 5%.

Ma l’azienda non si è fermata, anzi – ha approfittato del periodo di stallo per sperimentare nuovi materiali per nuovi prodotti: ecco quindi che i gusci delle noci di cocco, solitamente gettate via come rifiuto o bruciate come combustibile (rilasciando nell’ambiente metano e anidride carbonica), diventano materiale utile per la realizzazione di utensili da cucina.

bambusa

@bambusajamaica.com

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Fonte: United Nation Conference on Trade / Bambusa Jamaica

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