Arriva dalla Scozia un innovativo processo tecnologico per riciclare e riutilizzare le vecchie pale eoliche e "salvarle" dalla discarica.
Non è per niente facile riciclare e riutilizzare le vecchie pale eoliche, il cui unico destino, oggi, è solo la discarica. Il fatto di essere realizzate in un materiale composito — fibra di vetro ed elementi di rinforzo per garantire leggerezza ed elevata resistenza agli elementi che le compongono — rende assai complicato il processo di separazione e recupero dei singoli materiali. Una possibile soluzione al problema arriva dalla Scozia, grazie alla proficua collaborazione tra una università di Glasgow e il settore dell’eolico.
Quando bisogna disfarsi delle pale eoliche, le prime difficoltà operative, di norma, si riscontrano nel sito dell’impianto. Quando un parco eolico raggiunge il suo fine vita, va necessariamente smantellato o rinnovato (processo di revamping); i lunghi elementi che costituiscono la pala eolica, però, non sono facilmente removibili e trasportabili. Infatti, bisogna spezzarli in parti più piccole con enormi seghe industriali a diamante prima di trasferirli nei siti di stoccaggio a tempo indeterminato.
Prospettive di ricerca
Da tempo l’industria del settore eolico sta tentando di elaborare più efficaci soluzioni di smaltimento delle vecchie pale eoliche, al fine di modificare i materiali usati per costruirle, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
In questo ambito, ha destato particolare interesse la soluzione di recente proposta nell’ambito del progetto lanciato dallo sviluppatore eolico offshore norvegese Aker Offshore Wind, dall’agenzia di investimento Aker Horizons e dall’Università di Strathclyde, che ha sede a Glasgow, in Scozia.
Un precedente studio della stessa Università di Strathclyde aveva evidenziato il drastico aumento di questa tipologia di rifiuti a livello globale. I ricercatori hanno stimato che le vecchie pale dovrebbero raggiungere le 400.000 tonnellate annue nel 2030 e ben due milioni di tonnellate entro il 2050.
Con la firma di un memorandum di intesa, i tre attori coinvolti intendono promuovere lo sviluppo di processi di recupero per i prodotti in fibra di vetro impiegati nella costruzione delle pale eoliche. L’obiettivo finale dell’ambizioso progetto è riuscire a riciclare le vecchie pale eoliche.
Secondo quanto previsto dal suddetto memorandum, le parti si impegnano a ottimizzare e commercializzare un processo estremamente innovativo, sviluppato in laboratorio dai ricercatori di Strathclyde, per consentire il recupero termico e il post-trattamento dagli scarti di compositi polimerici rinforzati con vetro. Secondo gli esperti, la qualità delle fibre di vetro così ottenute sarebbe quasi comparabile a quella originaria.
Innovazione tecnologica al servizio dell’industria
L’intento di Aker Horizons e Aker Offshore Wind è contribuire con finanziamenti ed expertise di alto livello all’applicazione di queste nuove tecnologie in un contesto industriale in linea con adeguati standard di sicurezza e sostenibilità.
In sintesi, il processo sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’università scozzese sarà in grado di trasformare i rifiuti compositi in fibra riutilizzabile. Se implementato su scala mondiale, esso potrebbe soddisfare il 50% della domanda globale di fibra di vetro.
In una nota stampa pubblicata lo scorso 22 aprile sul sito istituzionale dell’ateneo scozzese, viene inoltre spiegato che:
“Dato che il processo consente la produzione di fibre di valore medio-alto, è possibile coprire un ampio spettro di mercato, che oscilla tra i prodotti meno efficienti a quelli ad alta prestazione.”.
Oltre ad avere un’ovvia importanza strategica per l’industria eolica, il materiale riciclato potrebbe essere impiegato in altri settori, quali la produzione di automobili e navi, la produzione di petrolio e gas, l’edilizia e gli articoli sportivi. Non è un vantaggio da poco, considerato che il riciclo e il riuso sono e saranno sempre più indispensabili per espandere l’economia circolare.
Fonti: Strathclyde University
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