Deforestazione: così le tue abitudini di consumo stanno causando la perdita di 4 alberi all’anno

Quanto pesano le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita sulla sempre più preoccupante scomparsa delle foreste?

Quanto pesano le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita sulla sempre più preoccupante scomparsa delle foreste? Secondo un nuovo studio circa 4 alberi l’anno a persona

Ogni consumatore dei paesi ricchi è responsabile, annualmente, dell’abbattimento di ben quattro alberi all’altro capo del globo (circa 58 metri quadrati di foresta). Le conseguenze del commercio internazionale iniziano a farsi sentire. Le foreste coprono circa un terzo della superficie terrestre e rappresentano gli ecosistemi più complessi e ricchi in biodiversità: ospitano fra il 50 e il 90% di tutte le specie animali e vegetali esistenti sul pianeta. Già da alcuni anni i ricercatori puntano i riflettori sul declino di questi ecosistemi, mostrando quanto la deforestazione sia una delle più importanti sfide ambientali del nostro tempo: contribuisce purtroppo alle emissioni di gas serra, alla perdita di biodiversità, ai cambiamenti nel ciclo dell’acqua.

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@katkeen/Shutterstock

Secondo questo nuovo studio, pubblicato su Nature, tuttavia, ognuno di noi ha la propria parte di responsabilità per la morte delle foreste: sono le nostre abitudini, specie quelle che adottiamo da consumatori, a causare la deforestazione. I due ricercatori hanno calcolato la cosiddetta “impronta di deforestazione” delle diverse nazioni, sommando la quantità di alberi abbattuti all’interno del territorio nazionale alla deforestazione nei paesi tropicali provocata dal consumo di prodotti realizzati in quei territori. È la prima volta che uno studio occidentale collega l’andamento della deforestazione globale ai beni importati da ogni paese. Lo studio he messo in evidenza che i maggiori partner commerciali implicati nella “impronta di deforestazione” sono paesi tropicali come Brasile, Madagascar, Argentina, Indonesia, Amazzonia – cuori pulsanti della biodiversità. Questi paesi esportano ai paesi membri del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti) e alla Cina merci che mettono a repentaglio la salute delle foreste – come bovini, soia, caffè, cacao, olio di palma.

Come si legge dalle conclusioni dello studio:

I modelli di consumo dei paesi del G7 determinano una perdita media di 3,9 alberi per persona all’anno. Alcuni dei punti caldi della deforestazione incorporati nel commercio internazionale sono anche punti caldi della biodiversità, come nel sud-est asiatico, in Madagascar, in Liberia, in America centrale e nella foresta pluviale amazzonica. I nostri risultati sottolineano la necessità di riformare le politiche di deforestazione zero attraverso forti sforzi transnazionali e migliorando la trasparenza della catena di approvvigionamento, l’impegno pubblico-privato e il sostegno finanziario per i tropici.

Le nostre abitudini quotidiane, soprattutto quelle alimentari, hanno quindi un impatto enorme sull’aumento dell’inquinamento e sulla distruzione del pianeta. È necessario pertanto riformare le politiche di contrasto alla deforestazione attraverso la collaborazione fra tutti i paesi e una maggiore trasparenza nella filiera produttiva, nonché attraverso misure economiche mirate in sostegno dei paesi tropicali oggetto della deforestazione, che sono anche i paesi più poveri del mondo.

Fonte: Nature Ecology & Evolution

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