L'esplosione della centrale a carbone tedesca diventa un simbolo potente e molto evocativo dell'imminente eliminazione del carbone
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L’ex centrale a carbone di Steag di Lünen è in fase di demolizione. L’esplosione del camino, della torre di raffreddamento e del locale caldaia sono un simbolo potente e molto evocativo dell’imminente eliminazione del carbone.
Situata nella Germania dell’ovest, la centrale elettrica a carbone fu costruita nel 1938 a Lünen. E ora è stata fatta saltare in aria. Prima è caduto il camino alto 250 metri, poi il locale caldaia e la torre di raffreddamento alta 110 metri.
Per più di otto decenni ha plasmato l’immagine della regione. E ora si è trasformata rumorosamente in 180.000 tonnellate di macerie.
È stata la più grande demolizione in Germania quest’anno, ha riferito Thomas Hagedorn, socio amministratore del gruppo Hagedorn. La demolizione è stata pianificata per più di nove mesi.
Ora seguirà lo smantellamento e il riciclaggio degli oggetti esplosi. Secondo il gruppo Hagedorn, vengono utilizzati più di 40 grandi escavatori e macchine, tra cui “il più grande escavatore per demolizione in Germania”. Il 100 percento delle macerie e dei rottami dovrebbe essere riciclato, le macerie dovrebbero essere riutilizzate direttamente in loco.
La storia della centrale
Lünen è la città più grande del distretto di Unna, nella Westfalia occidentale, nella Germania dell’ovest. La centrale elettrica del gruppo Hagedorn faceva parte del consorzio di servizi municipali Rhein-Ruhr tra 1938 al 1941 per la fornitura di un vicino impianto di alluminio della STEAG. Il 25 settembre 1968 fu completata la ciminiera della centrale elettrica alta 250 metri, a quel tempo la ciminiera più alta d’Europa.
STEAG ha chiesto alla Federal Network Agency la chiusura definitiva delle unità 6 e 7 della centrale Lünen il 2 marzo 2019 a causa della difficile sostenibilità economica dell’impianto. Nel giugno 2020 è iniziato lo smantellamento dei tre blocchi della centrale elettrica.
Le prime fasi della demolizione sono state effettuate con l’utilizzo di esplosivi, partendo dal sistema di desolforazione dei fumi, seguendo poi con i precipitatori elettrostatici, fatti saltare in aria l’8 gennaio 2021 e il sistema di denitrificazione dei gas di combustione, nel febbraio 2021. E ora è toccato alla torre di raffreddamento e al camino.
C’è anche lo “zampino” dell’Italia nello smantellamento
Per l’edificio che ospitava il precipitatore elettrostatico, realizzato principalmente in ferro, è stata scelta la cesoia demolitrice MBI per tagliare e demolire la struttura interna di ferro e acciaio. La cesoia SH700R Eagle II, studiata proprio per affrontare strutture in ferro e la demolizione (e futuro riciclo) di acciaio e derivati, è stata montata sul più grande escavatore da demolizione della Germania, un imponente KMC1600S, nato dalla collaborazione di Hagedorn e Kiesel.
Kiesel GmbH, l’azienda incaricata di effettuare questa importante demolizione ha dunque messo in campo il suo nuovo gigante della demolizione, dal peso di 230 tonnellate, equipaggiato con la SH700R Eagle II, progettata da Mantovanibenne, cesoia da oltre 7000 kg, perfetta per affrontare la imponente struttura in ferro che ricopre la centrale, tagliando e demolendo con forza e precisione, sezione dopo sezione.
Il declino del carbone (ma ancora non basta)
Secondo il rapporto “Global electric review 2021”, appena pubblicato da Ember, nel 2020 la nuova elettricità prodotta da pale o eoliche e pannelli solari (+315 TWh) ha contribuito al calo record globale dell’energia a carbone (-346 TWh).
“Il progresso non è neanche lontanamente abbastanza veloce. Nonostante il calo record del carbone durante la pandemia, non è stato ancora all’altezza di quanto necessario. L’energia del carbone deve crollare dell’80% entro il 2030 per evitare pericolosi livelli di riscaldamento superiori a 1,5 gradi. Dobbiamo costruire abbastanza elettricità pulita per sostituire simultaneamente il carbone ed elettrificare l’economia globale. I leader mondiali devono ancora rendersi conto dell’enormità della sfida”, spiega Dave Jones Responsabile del programma globale di Ember.
La Cina, infatti, è stato l’unico paese del G20 a registrare un forte aumento della produzione di carbone nel 2020. Qui la produzione di carbone è aumentata del 2% nel 2020, mentre è diminuita altrove.
I quattro maggiori Paesi produttori di carbone, dopo la Cina, nel 2020 hanno visto tutti un calo della produzione di energia da carbone: India (-5%), Stati Uniti (-20%), Giappone (-1%) e Corea del Sud (-13%). Nel 2020, il 53% dell’elettricità a carbone prodotta nel mondo era cinese.
“La scoperta che la generazione rinnovabile appena aggiunta non è riuscita a soddisfare la domanda di energia aggiuntiva evidenzia un’ulteriore sfida in paesi come la Cina che stanno vivendo una forte crescita della domanda di elettricità. Sono necessari piani di sviluppo rinnovabile più aggressivi e politiche di efficienza energetica. Piuttosto che costruire nuova capacità carbonifera, la capacità carbonifera esistente dovrebbe anche essere utilizzata meglio per facilitare l’adozione di fonti rinnovabili su larga scala prima della sua eliminazione graduale nei prossimi anni”, conclude Xunpeng Shi, Presidente dell’International Society for Energy Transition Studies.
Fonte: Wa.de, MantovaniBenne