Maxi incendio nel campo profughi degli indigeni Rohingya, deportati dal Myanmar. Bambini morti e migliaia di sfollati

Ieri pomeriggio un enorme incendio ha devastato il campo profughi Cox's Bazar, in Bangladesh, provocando diversi morti, tra cui alcuni bambini. Al momento il tragico bilancio è di 15 vittime, oltre 500 feriti e ben 50mila sfollati. 

Non c’è pace per il popolo Rohingya. Ieri pomeriggio un enorme incendio ha devastato il campo profughi Cox’s Bazar, in Bangladesh, provocando diversi morti, tra cui alcuni bambini. Al momento il tragico bilancio è di ameno 15 vittime, oltre 500 feriti e ben 50mila sfollati. 

Con propagarsi delle fiamme, il campo si è trasformato in un vero inferno. Non sono ancora chiare le cause che hanno portato allo scoppio dell’incendio. I vigili del fuoco e le squadre di soccorso sono intervenuti subito per cercare di domare l’incendio, le cui cause restano ancora sconosciute, ma alcune parti del campo hanno continuato a bruciare per tutta la notte.  

“Il fuoco si è diffuso così rapidamente tanto da colpire  la nostra casa, prima che capissimo cosa fosse successo,” – ha raccontato Tayeba Begum, un volontario di Save the Children che vive in Bangladesh. – “La gente urlava e correva qua e là. Anche i bambini correvano sparsi, piangendo per la loro famiglia. È l’incidente più orribile a cui ho assistito di recente”.

L’incendio scoppiato ieri è il più grande avvenuto nel campo profughi nel corso dell’ultimo anno, ma purtroppo non è l’unico.

“È un altro colpo devastante per i rifugiati Rohingya che vivono qui. Solo un paio di giorni fa abbiamo perso una delle nostre strutture sanitarie in un altro incendio. I rischi di incendi in queste aree estremamente densamente popolate e confinate sono enormi” spiega Onno Van Manen, direttore nazionale di Save the Children in Bangladesh.

Il Bangladesh ha dato rifugio a oltre un milione di musulmani Rohingya. La stragrande maggioranza è fuggita dal Myanmar nel 2017, a seguito di una forte repressione militare. L’ONU ha accusato di genocidio il Myanmar che, però, nega ogni responsabilità.

Fonte: CNN/Twitter

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