Si trova a “soli” 26-4 anni-luce da noi, in direzione della costellazione della Vergine, si chiama Gliese 486 b ed è una super-Terra
Si trova a “soli” 26,4 anni-luce da noi, in direzione della costellazione della Vergine, si chiama Gliese 486 b ed è una super-Terra, con una massa quasi tre volte quella del nostro Pianeta. È il terzo esopianeta in transito più vicino conosciuto ed è stato scoperto da un team di astronomi guidati dal Max Planck Institute for Astronomy (MPIA).
Siamo soli nell’Universo? A questa domanda non c’è ancora una risposta, ma aumentano le probabilità scovando nuovi pianeti grazie a tecnologie sempre più sofisticate. Ora è la volta di Gliese 486b, una nana rossa di 0.3 masse solari a 26,4 anni luce da noi di cui è stato possibile ricavare molte più informazioni del solito.
Come spiegano i ricercatori, infatti, la maggior parte degli esopianeti vengono scoperti o con il metodo dei transiti, con cui si ricercano cali di luminosità di una stella quando un pianeta passa di fronte ad essa oscurandola per un tempo più o meno breve, o con il metodo delle velocità radiali, che sfrutta l’effetto Doppler, un noto fenomeno fisico per il quale quando una sorgente di onde si muove rispetto all’osservatore cambia la frequenza di tali onde.
Quest’ultimo, in realtà, è esperienza quotidiana, ad esempio quando sentiamo che si avvicina (o si allontana) un’ambulanza o un’auto della polizia che ha attivato la sirena. Il suono non solo si sente più o meno forte in base alla distanza da noi, ma anche con un timbro differente. Ecco, questo non succede solo alle onde sonore, ma anche a quelle di altro tipo.
Così lo spettro di emissione, ovvero la gamma di frequenze emesse, di una stella attorno alla quale ruota un pianeta non è quello che si avrebbe in quiete in laboratorio, ma risulta spostato verso il rosso (frequenze più basse) se si sperimenta una velocità negativa (allontanamento) o verso il blu (frequenze più alte) se abbiamo una velocità positiva (avvicinamento).
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Come è fatto Gliese 486b
©MPIA
La scoperta di Gliese 486b è particolarmente affascinante perché il pianeta è uno dei rari casi in cui un esopianeta è stato rilevato utilizzando entrambe le tecniche, e quando questo accade è possibile determinare un numero decisamente maggiore di caratteristiche.
I ricercatori hanno dimostrato in particolare che il pianeta appena è una super-Terra con una massa 2,8 volte quella del nostro pianeta natale (chiunque si trovi su Gliese 486b sentirebbe quindi un’attrazione gravitazionale che è del 70% più forte di quella che sperimentiamo nel nostro mondo) e più grande in volume del 30%. Inoltre, calcolandone la densità media dalle misurazioni di massa e raggio, la sua composizione appare simile a Venere e Terra, compreso un nucleo metallico.
Sappiamo inoltre che il corpo celeste ruota attorno alla sua stella ospite su una traiettoria circolare entro 1,5 giorni e ad una distanza di 2,5 milioni di chilometri. Una rotazione richiede la stessa quantità di tempo, quindi un lato è sempre rivolto verso la stella.
Sebbene poi la stella di Gliese 486 sia molto più debole e più fredda del Sole, l’irradiazione è così intensa che la superficie del pianeta si riscalda fino ad almeno 700 Kelvin (circa 430 ° C). In questo senso, la superficie di Gliese 486b probabilmente assomiglia più a Venere che alla Terra, con un paesaggio caldo e secco intervallato da fiumi di lava incandescente.
Tuttavia, a differenza di Venere, Gliese 486b ha forse solo un’atmosfera tenue, se presente. I calcoli del modello possono essere coerenti con entrambi gli scenari perché l’irradiazione stellare tende a far evaporare le atmosfere. Ma allo stesso tempo, la gravità del pianeta aiuta a trattenerlo. Capire l’equilibrio di questi contributi, ammettono i ricercatori, è però difficile.
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Cosa potremmo scoprire in futuro
“La vicinanza di questo esopianeta è entusiasmante perché sarà possibile studiarlo in modo più dettagliato con potenti telescopi come il prossimo James Webb Space Telescope e il futuro Extremely Large Telescopes” spiega Trifon Trifonov, autore principale del lavoro.
Le ricerche, dunque, non finiranno, e altri dettagli sono attesi a breve.
Le future misurazioni che il team ha in mente sfruttano in particolare l’orientamento orbitale, che permette a Gliese 486b di attraversare la superficie della stella ospite se guardata da qui: ogni volta che ciò accade, una minuscola frazione della luce stellare risplende attraverso il sottile strato atmosferico prima di raggiungere la Terra e i vari composti assorbono la luce a lunghezze d’onda specifiche, lasciando la loro impronta nel segnale.
Utilizzando spettrografi, gli astronomi suddividono la luce in base alle lunghezze d’onda e cercano le caratteristiche di assorbimento per derivare la composizione e la dinamica atmosferica. Questo metodo è noto anche come spettroscopia di transito, è un metodo consolidato, ed è tanto più efficiente quanto più diversi parametri sono a “a noi favorevoli”.
“La scoperta di Gliese 486b è stata un colpo di fortuna – spiega a questo proposito José A. Caballero, co-autore della ricerca – Cento gradi più caldo e l’intera superficie del pianeta sarebbe lava e la sua atmosfera costituita da rocce vaporizzate. D’altra parte, se Gliese 486b fosse stato cento gradi più freddo, non sarebbe stato adatto per le osservazioni di follow-up”.
Anche nella scienza la fortuna gioca il suo ruolo, ma è indispensabile sfruttarla al meglio.
Il lavoro è stato pubblicato su Science.
Fonti di riferimento: MPIA / Science
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