I trasporti su rotaia crescono molto lentamente rispetto all'Europa. E' questa la fotografia del dossier di Legambiente, Pendolaria 2021
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Negli ultimi 2 anni, l’Italia ha tirato i freni. Non abbiamo inaugurato neanche un km di nuove linee metro nell’ultimo biennio. I trasporti su rotaia crescono ma molto lentamente rispetto all’Europa. E’ questa la fotografia del nuovo dossier di Legambiente, Pendolaria 2021, che ha mostrato la situazione delle ferrovie e delle metropolitane del nostro paese.
Una costante è rimasta: le differenze tra Nord e Sud. Ma c’è stato anche un altro aspetto a fare la differenza nel 2020: la pandemia. Secondo il rapporto, fino all’8 marzo 2020, data di inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano stati positivi ovunque, con numeri in crescita dalle metro all’alta velocità. Ma purtroppo il coronavirus, con le limitazioni degli spostamenti e quelle legate alla riduzione della capienza per garantire il distanziamento, hanno rallentanto la crescita.
Negli ultimi due anni in Italia non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di linee metropolitane. Ma non solo. È aumentato anche il distacco tra le città italiane e quelle europee, proprio laddove più rilevanti sono i ritardi: la dotazione di metro, tram e ferrovie urbane per i pendolari. Dal 2002 al 2018, i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade, mentre tra 2010 e 2018 sono stati realizzati 298 km di autostrade e 2.479 km di strade nazionali, a fronte di appena 91,1 km di metropolitane e di 58,4 km di linee del tram.
Crescita prima della pandemia ma poi…
I passeggeri sui treni ad altà velocità di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019: un aumento esponenziale (+515%), legato soprattutto al raddoppio della flotta dei convogli ad alta velocità. Nel 2019, circa 50 mila persone si spostava ogni giorno usando gli Intercity e 170mila invece viaggiava sull’alta velocità tra le frecce di Trenitalia e Italo. Ma al di fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, per gli Intercity c’è stato un calo importante sull’offerta dei treni, scesa del 16,7% rispetto al 2010, così come il numero dei viaggiatori, crollato addirittura del 45,9%.
Sono aumentati però i passeggeri sui treni regionali e metropolitani, che hanno superato i 6 milioni ogni giorno e fatto registrare un incremento del 7,4% tra il 2018 e il 2019. In particolare, il numero di viaggi giornalieri sui treni regionali è aumentato di circa 19 mila unità nel 2019 toccando quota 2 milioni e 938 mila, mentre un vero e proprio boom si è registrato nell’utilizzo delle linee metropolitane, con 270 mila viaggi in più al giorno nel 2019 (+9,7% rispetto al 2018), per un totale di oltre 3 milioni di spostamenti quotidiani nelle sette città in cui la metro è presente, specie a Milano, Catania e Brescia, e con numeri positivi anche sulla rete di metropolitane di Roma, in particolare grazie al collegamento tra metro A e C.
Differenze da Nord a Sud
Purtroppo la crescita è stata decisamente diversa se dal Nord ci si spostava alle regioni del Centro-Sud. In alcune Regioni, infatti, il numero degli spostamenti in treno è quasi raddoppiato tra il 2011 e il 2019, in altre si è assistito a un calo drastico. Tra queste Campania (-44%), Molise (-11%), Abruzzo (-19%), Calabria (-25%) e Basilicata (-35%).
A fare la differenza tra Nord e Sud è un vero e proprio ritardo infrastrutturale che rende difficile l’integrazione delle diverse modalità di trasporto (aeroporti, porti, stazioni, interporti). Al Meridione troviamo meno treni in circolazione e più lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate.
Le linee peggiori d’Italia
Proprio in queste regioni si trovano anche le linee peggiori d’Italia, confermate da Pendolaria. Tra queste troviamo in particolare: le linee Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana di Napoli, la Roma Nord e la Roma-Lido di Ostia. Qui la situazione non è migliorata e ancora oggi i passeggeri si trovano a viaggiare in treni vecchi, in stazioni in condizioni di degrado e a fare i conti con una riduzione del servizio.
“Fino all’8 marzo 2020, data di inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano positivi ovunque, con numeri in crescita dalle metro all’alta velocità. Ma con la pandemia, la riduzione degli spostamenti e le limitazioni al riempimento massimo per garantire il distanziamento, a pagare i disagi maggiori sono i pendolari delle linee peggiori d’Italia che, purtroppo, si confermano senza miglioramenti” spiega Legambiente.
Linea | Lunghezza in km | Problemi principali | Note |
1) Linee ex Circumvesuviane | 142 |
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Rispetto al 2012 i passeggeri sono diminuiti del 22% |
2) Roma Nord-Viterbo | 101,9 |
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Velocità media di 39 km/h |
3) Roma S.Paolo-Lido di Ostia | 28,3 |
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Rispetto al 2015 circolano 9 treni in meno (da 24 a 15) |
4) Milano-Chiasso | 51 |
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Tra Seregno e Milano circa 80.000 viaggiatori al giorno |
5) Terni-Sansepolcro | 150 |
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I lavori per l’ammodernamento della linea sono in ritardo di 2 anni e mezzo |
6) Agrigento-Palermo | 137 |
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Treno non competitivo rispetto alle autolinee |
7) Battipaglia-Potenza-Metaponto | 199 |
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1 h e 50 min per 120 chilometri tra Potenza e Salerno, 1 h e 30 min per 107 km tra Potenza e Metaponto |
8) Genova-Ovada-Aqui Terme | 63 |
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46 km di binario unico sui 63 totali |
9) Torino-Ivrea-Aosta | 66 |
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Tra Quincinetto e Chivasso ci sono 49 passaggi a livello, uno a chilometro |
10) Verona-Rovigo | 96,6 |
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Taglio di 7 corse giornaliere nell’orario estivo |
Legambiente 2019
Le buone notizie
Per fortuna, c’è anche qualche spiraglio di luce e in particolare il rinnovo del parco treni circolanti: sono infatti 757 i nuovi convogli immessi sulla rete da Trenitalia e dagli altri concessionari, 704 quelli programmati nei prossimi anni. Inoltre, sono tante le aree urbane dove sta aumentando il numero di persone che viaggia su treni, metro e tram. Ciò coincide proprio col rinnovo dei treni e gli investimenti su qualità e servizi.
Per questo, secondo Legambiente, alcuni investimenti all’interno del Recovery Plan dovranno avere la prorità per rilanciare la mobilità sostenibile in Italia:
- Recuperare i ritardi infrastrutturali nelle aree metropolitane realizzando i progetti riguardanti 146 km di linee metropolitane, 367 di tranvie e 70 di linee ferroviarie suburbane;
- Elettrificare le linee ferroviarie al Sud e potenziare le linee nazionali secondarie soprattutto in alcune regioni come Sicilia e Sardegna, dove muoversi da una città all’altra richiede ore e svariati cambi;
- Completare il rinnovo e il potenziamento del parco circolante. In tutti oggi circolano in Italia 2.767 treni regionali con un’età media nazionale scesa a 15,2 anni, ma che rimane ancora molto alta al Sud (19 anni). Oltre al rinnovo del parco circolante è necessario anche aumentare il numero di convogli in circolazione, soprattutto nelle città e nelle ore di punta.
“Tutti i dati pre-pandemia confermano la voglia degli italiani di prendere treni, metro e tram, lasciando a casa l’auto. Con il Recovery Plan dobbiamo accelerare questa prospettiva attraverso investimenti e riforme non più rinviabili, dal recupero dei ritardi infrastrutturali nelle aree metropolitane all’elettrificazione delle linee ferroviarie al Sud, al potenziamento delle linee nazionali secondarie. Un cambiamento è possibile, come confermano le esperienze e i numeri positivi raccontati in questi anni e osservati ovunque si offra un’alternativa competitiva ai milioni di pendolari che si muovono ogni giorno nelle città, oggi principalmente in auto, aiutando così sia l’economia che il turismo” ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente
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Fonti di riferimento: Legambiente
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