Le mucche di Chernobyl sono diventate selvatiche e vivono libere e felici

Non solo disperazione e morte: le mucche abbandonate di Chernobyl stanno diventando selvatiche e appaiono piuttosto felici

Non solo disperazione e morte: le mucche abbandonate di Chernobyl stanno diventando selvatiche e appaiono piuttosto felici della nuova condizione, senza padroni, libere. Lo riferiscono i dipendenti della Chernobyl Ecological Biosphere and Radiation Reserve, nella zona di esclusione.

I bovini, un tempo appartenuti alle comunità che abitavano i villaggi della zona, ora abbandonati, si sono organizzati in una mandria “spontanea”, ma mostrano comportamenti decisamente differenti da quelli tipici degli animali domestici.

La mandria di questi bovini, ormai selvatici, è infatti radicalmente diversa dalla solita mandria rurale: è strutturata, ha integrità, agisce sempre in armonia e protegge i propri piccoli con più attenzione.

I vitelli, a loro volta, scelgono il posto più sicuro nella mandria tra un toro adulto e le mucche. E i giovani bovini si adattano bene al freddo. Tra l’altro il toro “capo”, il più vecchio e il più forte, non espelle i maschi giovani, ma li tiene in gruppo per proteggerli dai predatori, a patto che non ne contestino la guida.

In queste zone, in un passato molto remoto, vivevano gli antenati dei buoi, gli uro (nome scientifico Bos taurus primigenius), originari dell’India di due milioni di anni fa e arrivati in Europa intorno a 250.000 anni or sono.

L’ultimo uro avvistato, una femmina, morì per cause naturali nel 1627 nella foresta di Jaktorów, Polonia, ed è ormai certo che l’estinzione di questa antica specie sia stata provocata da diverse cause, tra cui la caccia, l’habitat sempre più ristretto dall’avanzamento dell’agricoltura, nonchè le malattie trasmesse dal bestiame domestico.

La mandria che pascola liberamente a Chernobyl è stata avvistata in realtà la prima volta nel 2017, ma solo ora i dipendenti della riserva sono certi di poter affermare come sia una struttura selvatica realmente organizzata, come fosse stata sempre lontana dall’uomo. In un luogo distrutto proprio dall’uomo (Leggi anche: Chernobyl: i bombi sono ancora a rischio radiazioni quasi 35 anni dopo il terribile disastro nucleare).

Ricordano davvero gli uro, stando almeno ai ritrovamenti e agli studi “indiretti” su questa specie ormai estinta, e ci offrono uno spettacolo unico, come spesso accade alla natura quando restiamo, appunto, solo a guardare.

Fonti di riferimento: Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve/Facebook

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