Secondo un test le stufe ad olio emettono troppe sostanze inquinanti: CO2, formaldeide e altro. Anche i camini all'etanolo non sono da meno
Un nuovo test della rivista francese 60 millions de consommateurs ha messo a confronto diverse stufe (o radiatori) ad olio scoprendo che queste sono generalmente responsabili di troppe emissioni di CO2 e sostanze tossiche. Anche peggio sono risultate le emissioni dei camini ad etanolo.
Le stufe ad olio rivendicano due qualità principali: riscaldano velocemente e sono facilmente installabili, dato che non hanno un sistema di svuotamento del gas verso l’esterno.
Stufe generalmente molto efficienti, dunque, ma quanto inquinano? Per rispondere a questa domanda, la rivista dei consumatori francesi ne ha testate otto (sei convettori elettrici e due riscaldatori a stoppino).
Vediamo cosa è emerso.
I risultati del test
Gli esperti della rivista hanno misurato i gas di combustione, le sostanze volatili potenzialmente pericolose, i composti organici volatili totali (TVOC) e le particelle fini.
Per quanto riguarda il monossido di carbonio i risultati sono stati soddisfacenti. Come si legge:
“le stufe testate generano poco monossido di carbonio (CO) o ossidi di azoto (NOx)”.
Ma le buone notizie finiscono qui. Le emissioni di CO2, infatti, sono risultate troppo elevate in tutti i dispositivi, con una concentrazione di circa 5.000 parti per milione (ppm) e, sottolinea la rivista, ben al di sopra dei valori limite regolamentari, che variano tra 1000 e 1500 ppm!
“Questo da solo giustifica evitare l’uso di questo tipo di dispositivo nelle case” concludono gli esperti di 60 millions de consommateurs.
Vi è poi il problema formaldeide, in particolare nelle due stufe a stoppino. La formaldeide, lo ricordiamo, è una sostanza classificata come cancerogena e il test ne ha trovati livelli di 44 e 55 μg / m 3 , superiori al limite di 30 μg / m 3 raccomandato dalla Agence de sécurité sanitaire (Anses).
Il test mostra anche preoccupanti emissioni di composti organici volatili totali (TVOC).
Di fronte a questi risultati, l’Istituto Nazionale dei Consumi (INC, editore di 60 Millions ) raccomanda di “evitare l’uso di questi riscaldatori ausiliari” e chiede una modifica della normativa “visti i rischi significativi per il salute degli utenti “.
Camini all’etanolo
Il test comparativo ha analizzato anche due camini a etanolo, considerati a parte dato che non si tratta di riscaldamento. Sono infatti prodotti venduti più che altro per la loro estetica, che dovrebbe fornire lo stesso piacere di una stanza dove è presente un caminetto tradizionale.
Tuttavia, sono simili alle stufe perché utilizzano un combustibile liquido, appunto l’etanolo, e non sono collegati a un sistema di smaltimento del gas. Sono anche potenti e capaci, anche se non è la loro vocazione, di riscaldare gli ambienti.
Ma, si legge sulla rivista:
“dal punto di vista della qualità dell’aria, i camini a etanolo sono un disastro“
Il problema è soprattutto la formaldeide: i modelli testati hanno infatti raggiunto 140 e 192 μg / m 3 superando così il limite di 100 μg / m 3.
Anche le emissioni di benzene, un altro gas classificato come cancerogeno per l’uomo, erano troppo eccessive.
In questo caso poi, i camini testati superavano anche i limiti per il monossido di carbonio. Andavano infatti oltre 11 ppm, mentre il valore limite per la tutela della salute umana è di 8 ppm.
Fonte: 60 millions de consommateurs
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