I nativi dei Caraibi furono spazzati via molto prima dell’arrivo degli invasori europei: lo studio

Secondo le analisi sul DNA, gli indigeni sarebbero scomparsi mille o duemila anni prima della scoperta dell'America da parte di Colombo

I primi abitanti delle terre che si affacciano sul Mar dei Caraibi potrebbero essere stati spazzati via dalle popolazioni sudamericane mille o duemila anni prima dell’invasione da parte degli europei, iniziata dopo la scoperta dell’America da parte di Colombo, nel 1492. È ciò che emerge dall’analisi dei genomi di antichi individui caraibici portata avanti da due gruppi di ricercatori in due studi distinti. I ricercatori hanno raccolto materiale genetico dai resti di 174 persone ritrovati tra il Venezuela e le Bahamas, e da altri 93 antichi individui caraibici.

Secondo i risultati, i primi colonizzatori potrebbero essere arrivati ai Caraibi 6 o 7mila anni fa, partendo dalle coste dell’America Centrale e Settentrionale. Si trattava di raccoglitori che furono poi soppiantati dai ceramisti, giunti sulle terre caraibiche circa 2500 anni fa partendo dal Sud America, ben prima dell’arrivo degli europei.

Inoltre, dagli studi è emerso che le popolazioni indigene di isole come Porto Rico e Hispaniola, l’attuale Haiti, all’arrivo degli europei erano probabilmente molto più piccole rispetto a quanto riportato sui documenti dell’epoca. Dieci anni dopo l’arrivo di Colombo, un frate spagnolo stimò la presenza di circa tre milioni e mezzo di abitanti a Hispaniola, deceduti a causa di malattie e altri impatti legati all’invasione.

Secondo i modelli matematici dei due recenti studi, però, la popolazione in realtà non superava qualche decina di migliaia di individui e questo potrebbe rivoluzionare l’attuale visione delle migrazioni passate e dei cambiamenti culturali delle aree caraibiche. Molti indigeni morirono dopo l’arrivo di spagnoli, portoghesi e olandesi, ma gli studi genetici dimostrano che il loro DNA è sopravvissuto negli isolani fino i giorni nostri.

Resta da capire come le popolazioni delle isole, relativamente piccole, abbiano potuto garantire diversità genetica in assenza di grandi migrazioni dalla terraferma. Probabilmente tra le varie isole caraibiche esistevano contatti consistenti, tali da evitare la consanguineità nonostante il sistema fosse sostanzialmente chiuso fino all’arrivo degli europei nel 1942.

Il prossimo passo sarà dunque cercare di capire i collegamenti tra le isole ma, a poco a poco, si sta comprendendo la storia passata dei Caraibi e, grazie alle analisi del DNA è stato possibile fornire risposte che la sola archeologia non avrebbe potuto dare.

Fonti di riferimento: Nature/Science

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