Ella uccisa dallo smog: per la prima volta l’inquinamento ufficialmente riconosciuto come causa di morte

La piccola Ella Kissi-Debrah morta d'asma potrebbe essere la prima persona per la quale l'inquinamento è elencato come causa di morte in UK

Ella Kissi-Debrah è morta all’età di nove anni dopo essere stata in ospedale quasi 30 volte in 3 anni. La piccola soffriva di una grave forma d’asma ma l’inquinamento atmosferico dell’area in cui viveva a Londra ha contribuito in maniera determinante alla sua morte.

La morte della piccola Ella risale al 2013 ma è da allora che la famiglia si batte per vie legali per stabilire effettivamente quali siano state le cause della morte. La bambina è deceduta in seguito ad un attacco d’asma acuto ma lo smog ha giocato un ruolo decisivo nel peggioramento delle sue condizioni e per questo, per la prima volta nel Regno Unito, l’inquinamento è stato riconosciuto ed elencato ufficialmente tra le cause di morte.

Il pesante attacco d’asma, infatti, si sarebbe scatenato in seguito all’esposizione, costante e continuata nel tempo, a livelli pericolosi di inquinanti presenti intorno alla casa di Ella nel quartiere londinese di Lewisham, una zona molto trafficata della città.

La piccola, dopo aver subito numerose crisi epilettiche, ed essere stata portata in ospedale quasi 30 volte nei tre anni precedenti, è morta per insufficienza respiratoria acuta. Questo è ciò che riporta una sentenza del 2014, sentenza che però è stata annullata dall’Alta corte a seguito di nuove prove sui livelli pericolosi di inquinamento atmosferico che si registravano nei pressi della sua abitazione.

La nuova inchiesta presso il tribunale del coroner di Southwark si è conclusa ieri e ha decretato, per voce del medico legale Philip Barlow, che:

Ella è morta di asma aggravata dall’esposizione a un eccessivo inquinamento dell’aria

Il professor Stephen Holgate, professore di immunofarmacologia presso l’Università di Southampton e autore del rapporto che ha annullato i risultati del primo procedimento, ha dichiarato al quotidiano The Guardian (che pochi giorni fa è tornato a parlare della vicenda), che la piccola soffriva di una forma “eccezionalmente rara” di asma che la metteva seriamente a rischio.

A chi gli ha chiesto se Ella poteva essere considerata un sorta di “canarino in gabbia” ha risposto:

“Probabilmente userei l’espressione ‘canarino in una miniera di carbone‘. Due secoli fa questo è esattamente ciò per cui venivano usati i canarini, per rilevare alti livelli di gas inquinanti, in quel caso alti livelli di monossido di carbonio e metano”.

Ella effettivamente viveva a 25 metri dalla South Circular a Lewisham, a sud-est di Londra, una delle strade più trafficate della capitale.

Dato che, in conclusione, l’inchiesta ha stabilito che lo smog (e in particolare i livelli di biossido di azoto molto alti) ha influito in maniera determinate sulla morte della piccola, Ella è diventata la prima persona nel Regno Unito per la quale l’inquinamento atmosferico è elencato come causa di morte.

Non certo un bel primato ma un tema sicuramente importante per evitare tragedie future:

“questa discussione sull’inquinamento atmosferico non riguarda solo misurazioni e limiti legali, ma riguarda l’esposizione umana, le malattie umane e la sofferenza umana” ha ricordato Holgate.

Una piccola soddisfazione, nel dolore e nella tragedia vissuta, per la mamma di Ella che da anni si batte per il riconoscimento di quanto accaduto a sua figlia.

I livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla loro casa avevano superato le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Unione europea e, ha aggiunto il coroner:

“C’era anche una mancanza di informazioni fornite alla madre di Ella che potrebbe aver contribuito alla sua morte”

Fonte: The Guardian / BBC

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