La paurosa alluvione a Modena vista da vicino da chi sta vivendo un disastro che purtroppo si ripete

L'alluvione a Modena ha allagato campagne e abitazioni e costretto ad evacuare alcune case. Abbiamo intervistato Marzia Ragni di Nonantola

Il maltempo che sta colpendo duramente l’Italia in questi giorni si è trasformato in un vero e proprio incubo in provincia di Modena dove, ieri, le piogge intense e persistenti hanno creato gravi danni, costringendo all’evacuazione di centinaia di persone in diversi centri abitati.

Lo straripamento improvviso del Panaro, che ha rotto gli argini tra Castelfranco Emilia e la frazione di Gaggio, ha portato all’allagamento delle campagne e delle abitazioni. I vigili del fuoco sono intervenuti prontamente con l’aiuto dei gommoni per portare in salvo la popolazione che era rimasta intrappolata nelle case.

Un’onda di acqua e fango ha raggiunto anche Nonantola dove mezzo paese è sott’acqua e 3mila utenze sono attualmente senza elettricità.  Anche qui evacuare le abitazioni interessate è stato indispensabile per poter mettere in salvo la popolazione.

Le immagini e i video che arrivano dalla zona sono davvero impressionanti.

Marzia Ragni è una nostra lettrice che a Nonantola, insieme a tante altre persone, si è trovata improvvisamente alle prese con fiumi d’acqua. Ecco cosa ha raccontato a greenMe.it.

“C’è stata una breccia nell’argine del Panaro che ieri mattina si è aperta, è iniziata a fuoriuscire dell’acqua ha toccato e purtroppo ha invaso varie zone: Castelfranco Emilia, Gaggio, Nonantola, Modena Est. Il centro storico di Nonantola, che ha una storia millenaria è stato risparmiato, ma l’acqua è arrivata alle porte del centro storico, un’ampia zona è stata allagata. Da quello che abbiamo capito, quest’acqua è stata anche un po’ dirottata verso la campagna, adesso sta andando verso Est.

Decine di persone nella sola Nonantola a causa di questa esondazione sono state evacuate:

“Sono intervenuti subito i Vigili del Fuoco, l’amministrazione comunale, i volontari, la Protezione Civile. Sono stati individuati dei punti di emergenza, di accoglienza, dove le persone sono state rifocillate e hanno trascorso delle ore all’asciutto.

Le persone giovani hanno prima soccorso gli anziani, hanno dato la precedenza alle persone sole, con delle problematiche. C’è stato poi un problema che si è accavallato all’inondazione, le persone positive al Covid o quelle che si trovavano a casa in quarantena. La gestione di questi casi non è stata facile, bisognava gestire “un’emergenza nell’emergenza” ci ha raccontato Marzia.

@Marzia Ragni

I residenti di alcune zone si sono lamentati del fatto che l’allarme sia scattato troppo tardi e in alcuni casi non è stato proprio dato. Ma questo non è il caso di Nonantola, Marzia ci racconta infatti che sono arrivati tutti gli aggiornamenti dal Comune tramite messaggi già a partire dalle 7:30 del mattino.

“Ci consigliavano di stare ai piani alti. Si parlava già di questa fuoriuscita di acqua”

Un tam tam che è continuato per ore mentre crescevano ansia, preoccupazione e paura.

“Le emozioni sono tante e son diverse. La paura, l’apprensione e il dispiacere ieri mattina erano forti ma anche oggi è un vero mix di emozioni”

Anche perché un’inondazione così vasta, che comprendesse tutte queste zone, c’è stata solo nel’66. Allora fu il Secchia, questa volta è stato il Panaro a rompere un argine e a creare il disastro che testimoniano foto e video.

@Marzia Ragni

Com’è la situazione ora?

“L’acqua sta avanzando verso Est e lambirà altre zone e altri centri abitanti. Adesso sta piovendo”.

Fortunatamente, sembra che alcuni ponti nel modenese siano stati già riaperti per fare in modo che la viabilità torni piano piano alla normalità. Anche a Nonantola si sta lavorando duramente, come ci ha raccontato Marzia:

“Stanotte hanno chiuso la breccia, naturalmente la stanno ancora mettendo in sicurezza, i lavori non sono finiti“.

@Marzia Ragni

“Io abito nella frazione La Grande e lì l’acqua c’è da un lato della strada, va verso Ovest e sta a 150 metri. Siamo un po’ circondati, c’è chi è dentro e chi è circondato, la situazione è questa“.

Si potrebbe fare certamente di più per evitare che questi territori, ricchi di fiumi e corsi d’acqua, si trovino alle prese con queste pericolose inondazioni. Sembra che l’esperienza del ’66 non sia stata sufficiente a comprendere i rischi e a mettere davvero in sicurezza gli argini. E la situazione non è certamente destinata a migliorare da sola, soprattutto se consideriamo gli effetti dei cambiamenti climatici.

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