L’influenza aviaria è arrivata in Veneto. Positivi al virus anche gli uccelli selvatici, ma la caccia non si ferma

Alcuni uccelli selvatici in Veneto sono positivi all'influenza aviaria, nonostante questo la caccia continua anche se con delle regole in più

L’influenza aviaria torna a far preoccupare un po’ tutta Europa, Italia compresa. Nei giorni scorsi alcuni volatili selvatici positivi al virus sono stati trovati anche in Veneto.

Come si legge sul sito Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe):

“In data 26 novembre 2020, le autorità veterinarie italiane hanno confermato la positività al virus di Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5 e H5N8 in alcuni volatili selvatici cacciati in valli da caccia/pesca nella regione Veneto“.

@IZSVe

La notizia è subito rimbalzata sui social grazie alla condivisione di Andrea Zanoni, consigliere regionale del Veneto ma anche Presidente della Lega Abolizione Caccia Veneto.

In questo caso, il rapporto tra influenza aviaria e caccia è più che mai stretto, i nuovi contagi infatti riguardano proprio alcuni uccelli selvatici.

Come ha fatto sapere Zanoni, sono due i sottotipi di virus rilevati in Veneto: l’H5N8 e l’H5 e per cercare di arginare la nascita di nuovi focolai, già ad inizio novembre, la regione aveva diramato una circolare in cui si vietava l’uso di richiami vivi nella caccia.

Poco dopo, il 26 novembre, il Ministero della Salute aveva stabilito il divieto dei ripopolamenti di fagiani, fatto soprattutto nelle Aziende Agrituristico Venatorie e ATC – Ambiti Territoriali di Caccia (un bel colpo alla caccia in Veneto come sottolinea Zanoni), restrizioni e misure igieniche per gli allevamenti avicoli oltre che misure igieniche particolari per i cacciatori.

Dopo una battuta di caccia, si è tenuti a sanificare tutto l’abbigliamento e a segnalare l’eventuale presenza di uccelli morti o ammalati da consegnare alle ASL che li analizzeranno per evidenziare la presenza del virus.

Come si legge sulla circolare del Ministero della Salute:

“Considerato l’alto rischio di veicolare virus potenzialmente pericolosi tornando da una battuta di caccia presso la propria abitazione è di fondamentale importanza che sia adottata ogni misura di biosicurezza (cambio vestiario e calzature e accurata igiene personale) al termine dell’attività venatoria, per ridurre al massimo ogni rischio di trasmissione dell’infezione al pollame o a uccelli tenuti in cattività, eventualmente allevati in ambito domestico”.

Nel frattempo però la caccia non si ferma, neanche di fronte al rischio aviaria.

Non sarà mai troppo tardi quando capiremo che lo sfruttamento animale, di qualsiasi tipo esso sia, sta provocando un disastro dietro l’altro. Pensiamo agli allevamenti intensivi di galline dove focolai di aviaria si stanno diffondendo e stanno portando ad una vera e propria strage di volatili ma anche alla situazione degli allevamenti di visoni dove a causa del covid mutato vengono abbattuti migliaia di animali.

Fonti: IZSVe / Oggi Treviso / Facebook

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