I mercati umidi cinesi sono ancora aperti: a nove mesi dalla pandemia di Covid-19 non è cambiato nulla

I wet market, i mercati umidi cinesi continuano ad essere aperti, gli animali soprattutto selvatici vengono allevati sul posto

I wet market, i mercati umidi cinesi continuano ad essere aperti, gli animali soprattutto selvatici allevati a scopo alimentare sono tenuti in gabbia e macellati sul posto senza alcun rispetto di norme igienico-sanitarie e di benessere animale. Nove mesi dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia da COVID-19, Animal Equality rilascia nuove immagini che rivelano che – nonostante le crisi economiche, sociali e sanitarie che il mondo sta affrontando – i luoghi in cui gli scienziati ritengono che l’epidemia abbia avuto origine rimangono aperti al pubblico, ospitando folle di persone e commercializzando e uccidendo sul posto tutti i tipi di animali.

**ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO HA IMMAGINI CHE POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA’**

“Con l’aiuto di attivisti locali, abbiamo raccolto immagini esclusive nel luogo in cui si ritiene che tutto abbia avuto inizio: la Cina. Il nostro team di investigatori ha ritenuto che fosse molto importante monitorare la situazione dei wet market e capire se qualcosa fosse davvero cambiato, come hanno ripetutamente annunciato molti media. Avevamo un obbligo nei confronti del mezzo milione di persone che hanno già firmato la nostra petizione per chiedere di chiudere questi luoghi in cui uomini e animali convivono, creando l’ambiente perfetto in cui i virus proliferano. Dovevamo tornare nei wet market della Cina per denunciare la verità e lo abbiamo fatto con la collaborazione degli attivisti locali”, dice afferma Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality in Italia.

wet market

@Animal Equality

E il quadro emerso è davvero desolante perché sembra che nulla sia cambiato nelle città di Wuhan (dove è iniziata la pandemia), Guangzhou, Dongguan, Guilin, Nanning e Liuzhou in Cina. Le immagini sono state girate sotto copertura nel mese di maggio. Ma non è la prima volta che gli investigatori si infiltrano nei mercati asiatici dove vengono venduti animali vivi, selvatici e domestici per il consumo umano.

“Il materiale che siamo riusciti a riprendere tornando in Cina rivela che la minaccia per la salute e la sicurezza pubblica continua. Nonostante i mesi terribili che hanno cambiato le nostre vite, questi mercati – dove si ritiene abbia avuto origine il COVID -19 – sono ancora aperti al pubblico, ricevono folle di persone e, peggio ancora, tutti i tipi di animali continuano ad essere brutalmente venduti e uccisi”, spiega ancora l’organizzazione.

Cosa svelano le immagini? Nei wet market si continuano a vendere e ad uccidere animali come tartarughe, rane, anatre, oche, piccioni e altri, riunendo specie che in natura non vivrebbero mai insieme, aumentando così il rischio di trasmissione di malattie tra l’uomo e gli animali. Inoltre, a causa delle condizioni di gestione e trasporto, gli animali raggiungono livelli di stress così elevati che il loro sistema immunitario si indebolisce rapidamente, creando così un ambiente perfetto per la diffusione di malattie pericolose.

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@Animal Equality

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@Animal Equality

“È davvero preoccupante vedere le condizioni in cui gli animali vengono trasportati e scambiati in questi luoghi, ma le uccisioni sono ancora peggiori. Gli animali vengono scelti dagli acquirenti e, pienamente coscienti, vengono crudelmente macellati senza alcun controllo sanitario. La situazione non è migliorata per niente”, continua Alice Trombetta.

Chiudere i wet market, dove vengono venduti e macellati animali di ogni specie, è l’unico modo per porre fine alle sofferenze degli animali che vivono e muoiono quotidianamente in questi luoghi. Ma non solo, è un passo fondamentale da intraprendere e contribuirà a ridurre il rischio sanitario globale che questi luoghi rappresentano per tutti noi ed evitare future pandemie.

CHIUDIAMO PER SEMPRE I WET MARKET FIRMA QUI

 

Fonte: Animal Equality

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