Da dove nasce l’ipocondria (e come intervenire)

Ricercare le cause dell’ipocondria non è facile e la psicologia ha formulato diverse ipotesi che risiedono nel nostro subconscio

Se abbiamo sempre paura di essere malati, se ad ogni sintomo (vero o presunto) immaginiamo di aver contratto una patologia mortale, se viviamo con l’ansia costante di non essere in salute anche dopo ripetute rassicurazioni mediche, non ci sono dubbi: siamo ipocondriaci. Ma da dove nasce questa patologia? Perché l‘ipocondria sì, lo è di certo.

Ricercare le cause dell’ipocondria non è facile e la psicologia ha formulato diverse ipotesi, che risiedono nel nostro subconscio, nell’ambiente dove siamo cresciuti, e purtroppo, nelle figure affettive che hanno rappresentato i nostri punti di riferimento nella prima infanzia e nella fase dello sviluppo.

Non esistono regole certe, come spesso nella psicologia (ma anche nella medicina del fisico), ma sembra chiaro come questa patologia si sviluppi nei primissimi anni di vita, quando il bambino assorbe i comportamenti dell’adulto interpretandoli in modo dannoso per la sua psiche.

Che cos’è l’ipocondria

Il termine “ipocondria” deriva dal greco ὑποχόνδρια, che significa “sotto la cartilagine del torace”, a indicare un malessere, noto già in epoca antica, che si riteneva localizzato nella fascia addominale. Successivamente però si comprese che le cause erano da ricercarsi nella psiche.

L’ipocondria infatti è una malattia psichica che spinge le persone a dubitare sempre della propria salute, anche dopo ripetute rassicurazioni mediche che nei casi più gravi possono venire interpretate addirittura come superficialità. E non ha legami con l’intelligenza, che potrebbe essere anche molto spiccata.

“Un paziente è definito ipocondriaco (affetto da ipocondria) quando continua a male interpretare alcune sensazioni corporee nonostante abbia ricevuto rassicurazioni mediche pertinenti, valide e ben fondate – si legge sul sito delle Scuole di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva – e nonostante abbia le capacità intellettive per comprendere le informazioni ricevute”.

Ci sono delle preoccupazioni ricorrenti (spesso i pazienti hanno paura di tumori o malattie cardiache), ma in realtà non c’è una regola nemmeno su questo. Le preoccupazioni possono riguardare in realtà numerosi apparati, in momenti diversi o anche simultaneamente.

Le cause

“L’ipocondria si forma nella prima infanzia nell’ambito delle relazioni con le figure significative di riferimento – scrivono ancora gli psicologi – Spesso la figura d’attaccamento rispecchia tale immagine di debolezza in modo sistematico, ripetitivo, sia con messaggi espliciti che con atteggiamenti iperprotettivi”.

In altre parole, sostiene la psicologia moderna, proteggere ai limiti dell’ossessivo il bambino può far nascere in lui o in lei la sensazione di essere costantemente in pericolo. Ed è probabile che da adulto continuerà a sentirsi così. La sensazione di insicurezza in alcuni casi sfocia nella convinzione di essere malato.

Cosa fare

Innanzitutto, c’è da sfatare un’idea che potrebbe venire ai non ipocondriaci.

“I tentativi di rassicurazione autonomi (autoesami, ricerche di informazioni su internet, ecc.) ed eteronomi (pareri continui chiesti ai familiari, visite mediche, esami specialistici, ecc.) solitamente non funzionano – chiariscono gli esperti – o funzionano solo temporaneamente, e soprattutto in molti casi inaspriscono i timori ipocondriaci (un’espressione incerta del medico farà sorgere nuovi dubbi, un valore ematico anomalo rafforzerà la convinzione di essere gravemente malati, ecc.)”.

L’ipocondria è una spirale da cui a volte non si riesce ad uscire da soli. Ed è quindi consigliabile rivolgersi a uno specialista.

Fonti di riferimento: Scuole di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva / Elementi di psicoterapia cognitiva

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook