La vitamina C può essere utile nel trattamento del Covid-19? Solo se riesce ad arrivare alle cellule

La vitamina C può essere efficace contro il covid ma solo ad alcunme condizioni. Lo rivela un nuovo studio

La vitamina C può essere efficace contro il covid ma solo ad alcunme condizioni. Lo rivela un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Augusta.

Dall’inizio della pandemia molte sono state le riceche sulle vitamine, in particolare sulla vitamina D, la cui carenza sembra ormai correlata a maggiori rischi e letalità del virus. Ora un nuovo studio ha preso in esame la vitamina C per il trattamento del COVID-19 e secondo i risultati essa può giovare ad alcune persone, ma essa risulta più efficace se i livelli del trasportatore naturale necessario per portarla all’interno delle cellule sono buoni.

Età, razza, sesso, ma anche i livelli di espressione e le variazioni genetiche dei trasportatori di vitamina C. Tutti questi fattori possono incidere nell’efficacia della terapia con contro il covid e altre malattie, sostengono i ricercatori.

Il coronavirus ha spinto i ricercatori di tutto il mondo a cercare trattamenti efficaci. Tra questi vi sono anche sostanze con profili di sicurezza noti, tra cui la vitamina C, un potente antiossidante e aiutante del sistema immunitario e che lo ha reso una scelta logica da esplorare.

Sono in corso almeno 30 studi clinici in cui la vitamina C, da sola o in combinazione con altri trattamenti, viene valutata per contrastare il Covid, alcuni con dosi fino a 10 volte superiori rispetto a quelle raccomandate (da 65 a 90 milligrammi al giorno). Tra i possibili limiti vi è la capacità di tale vitamina di entrare nelle cellule, come ha sottolineato il dott.Carlos M. Isales, co-direttore del Centro MCG per l’invecchiamento e a capo della divisione MCG di Endocrinologia, diabete e metabolismo.

Infatti, senza trasportatori adeguati sulla superficie cellulare in grado di far passare la vitamina idrosolubile oltre lo strato lipidico delle membrane cellulari, dosi particolarmente elevate possono consentirle di raggrupparsi all’esterno delle cellule.

In particolare, gli scienziati sospettano che la bassa espressione del trasportatore sia responsabile dei risultati contrastanti dell’uso della vitamina C. Gli studi clinici sull’osteoartrite, ad esempio, ha ottenuto risultati incerti ma il suo utilizzo per altri problemi indotti da virus, ha mostrato benefici. Tra questi, il miglioramento della funzione polmonare nella sindrome da distress respiratorio acuto, una delle principali cause di malattia e morte col COVID-19.

“Riteniamo che sia importante considerare l’espressione del trasporto”, afferma il dottor Sadanand Fulzele, ricercatore sull’invecchiamento e autore dello studio.

Fulzele e i colleghi hanno dimostrato che alcune condizioni, come l’osteoartrosi e persino il normale invecchiamento, sono associate a una significativa sottoregolazione di almeno un sottotipo di trasportatore di vitamina C. In effetti, parte del paradosso e della preoccupazione per il COVID-19 riguardano il fatto che le persone più a rischio Covid hanno spesso livelli più bassi di vitamina C prima di ammalarsi e meno trasportatori che consentono alla vitamina di apportare benefici. Sono sopprattutto gli anziani e chi soffre di steoartrite, ipertensione e diabete.

Inoltre, secondo gli scienziati, i pazienti possono sviluppare una carenza di vitamina C nel corso della malattia da COVID-19 poiché, durante un’infezione attiva, essa viene consumata a un ritmo più rapido. Sebbene non sia fatto di routine, oggi l’espressione del trasportatore può essere misurata utilizzando la tecnologia PCR. Anche se aumentare l’espressione del trasportatore non è ancora fattibile negli esseri umani, uno dei molti obiettivi di ricerca di Fulzele è trovare un farmaco o un altro metodo per aumentare direttamente l’espressione, che dovrebbe migliorare la salute degli individui più anziani e di quelli con altre condizioni mediche che ne compromettono i livelli.

I ricercatori sperano che gli esiti della loro ricerca siano presi in considerazione nella progettazione e nell’esecuzione di altri studi clinici. Al momento gli stessi autori dubitano del fatto che l’assunzione di molta vitamina C sia una buona strategia preventiva controil  COVID-19, tranne per quegli individui con una carenza nota.

Di contro, la vitamina C è essenziale per la nostra salute per questo è bene inserire nella nostra alimentazione quei cibi di stagione che ne sono ricchi.

Fonti di riferimento: Eurekalert, Aginganddisease,

LEGGI anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook