Brasile, incendi da record: nel silenzio generale brucia anche il Pantanal, la più grande zona umida del mondo

Il Brasile è in fiamme e non è solo l’Amazzonia a bruciare. Vari incendi stanno devastando il Pantanal, la più grande zona umida del mondo patrimonio dell’Unesco. Danni e distruzione sono quelli registrati nel corso delle ultime settimane. È il disastro peggiore dall’inizio dei record nel 1998. E in Amazzonia, gli incendi del mese di agosto sono stati anche più gravi di quelli dell’anno precedente.

Un incendio arde da metà luglio nelle remote zone umide del Brasile centro-occidentale, lasciando dietro di sé morte e desolazione in un’area più grande di New York City. Veterinari, biologi e guide locali da fine agosto sono impegnati in una corsa contro il tempo per salvare gli animali feriti.

Come sta accadendo anche in California, i cieli del Brasile sono saturi di fumo nero a causa degli incendi che hanno colpito non solo l’Amazzonia ma anche una zona finora rimasta al riparo dalle fiamme, il Pantanal.

Strage di animali

Quest’ultimo è la più grande zona umida del mondo, un’immensa pianura alluvionale che si estende per circa 150.000 km quadrati e ricade anche nei territori di Bolivia e Paraguay. Qui vivono molti animali selvatici, il cui habitat è stato devastato. I volontari che hanno cercato di salvarli si sono trovati davanti giaguari che vagavano per la terra spoglia e  annerita, affamati o assetati, con le zampe bruciate fino alle ossa. Hanno visto caimani inceneriti con le fauci spalancate, immortalati nel loro ultimo istante di vitain un grido di dolore. Si parla di migliaia di animali morti.

“Abbiamo visto molti animali morti, principalmente rettili, serpenti, caimani”, ha detto il veterinario Jorge Salomão Jr. “C’erano anche cervi e tapiri morti, scimmie morte”.

Il Pantanal è più piccolo e meno conosciuto della giungla amazzonica ma le acque normalmente abbondanti e la posizione strategica della regione – inserita tra la foresta pluviale, le vaste praterie del Brasile e le foreste aride del Paraguay – la rendono un paradiso per gli animali. Ma ora gli incendi stanno mettendo a repentaglio uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità della Terra. Il Pantanal ospita infatti circa 1.200 specie di vertebrati, di cui 36 a rischio di estinzione.

L’incendio più grande è partito il 6 settembre e ha bruciato un’area da record, pari a 24mila kmq, secondo un’analisi dell’Università Federale di Rio de Janeiro.

Colpa dei cambiamenti climatici e della deforestazione

A destare ancora più preoccupazione è il fatto che solitamente quest’area è ricca d’acqua ma quest’anno le inondazioni tipiche della stagione delle piogge, da novembre ad aprile, non sono mai arrivate. Mentre l’acqua evapora nella stagione secca, il fiume Paraguay che attraversa il Pantanal ha raggiunto il punto più basso dal 1973, secondo Julia Arieira, una ricercatrice climatica dell’Università Federale dell’Espirito Santo del Brasile.

Secondo gli scienziati, alla base di questa siccità  c’è il riscaldamento dell’Oceano Atlantico nella zona sopra l’equatore. Ciò allontana l’umidità dal Sud America e la invia a nord, sotto forma di uragani più forti.

Ma è anche la distruzione della foresta pluviale amazzonica a rendere più grave la siccità nel Pantanal, secondo Philip Fearnside, ecologo dell’Istituto nazionale brasiliano di ricerca amazzonica. Questo perché gli alberi della giungla “riciclano” la pioggia e respingono l’umidità nell’aria sotto forma di vapore acqueo, che i venti trasportano poi nelle regioni vicine.

La deforestazione dell’Amazzonia è aumentata del 34,5% nei 12 mesi fino a luglio, rispetto allo stesso periodo di un anno fa, secondo i dati preliminari dell’agenzia governativa di ricerca spaziale Inpe.

Incendi da record in tutto il Brasile

Per Greenpeace, una siccità storica e un aumento del disboscamento stanno fornendo le condizioni ideali affinché gli incendi brucino senza controllo sia nel Pantanal che nella foresta amazzonica.  Secondo l’associazione è la situazione peggiore degli ultimi dieci anni.

L’INPE ha registrato un aumento del 220% degli incendi finora quest’anno nel Pantanal, per un totale di 10.153 hotspot, con una brusca accelerazione a luglio e agosto con il progredire della stagione secca. Solo ad agosto, il totale è stato significativamente più alto di qualsiasi altro anno tranne il 2005, quando sono stati registrati 5.993 incendi. Ciò che hanno in comune il 2005 e il 2020 è la devastante siccità. Il fiume Paraguay è al suo livello più basso in quasi mezzo secolo.

“Stiamo soffrendo la più grande e più lunga siccità degli ultimi 47 anni, il che rende i livelli dei fiumi estremamente bassi e rende la vegetazione più vulnerabile al fuoco”, ha detto il professor Letícia Couto Garcia, ecologista dell’Università Federale del Mato Grosso. “Il deficit di precipitazioni ha consentito l’accumulo di biomassa vegetale secca, aumentando il carico di combustibile per gli incendi”.

Colpa della politica di Bolsonaro

I critici affermano che in Amazzonia e nel Pantanal, i land-grabbers e gli allevatori hanno interpretato il disprezzo per la conservazione del presidente Jair Bolsonaro come carta bianca per liberare più terra, e che le agenzie ambientali, frenate dai tagli di bilancio e da una pandemia, hanno fatto poco per fermarli.

A fine agosto, il ministero dell’Ambiente brasiliano ha dichiarato che avrebbe interrotto tutti i suoi sforzi per fermare la deforestazione in Amazzonia, citando la mancanza di fondi, prima di invertire drasticamente la decisione poche ore dopo.

Lo stesso presidente nelle scorse settimane si è reso tristemente protagonista di un video in cui ride degli incendi di Pantanal.

Fonti di riferimento: Reuters, Greenpeace

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