Isola-carcere di Gorgona, al via i trasferimenti nei santuari degli animali salvati dal macello dai detenuti

Gli animali salvati dal macello di Gorgona saranno trasferiti dall'isola-carcere a rifugi dove potranno finalmente vivere liberi

Gli animali dell’isola carcere di Gorgona sono finalmente stati salvati dal macello. Tutti 588 hanno trovato la libertà e molti sono stati già trasferiti in vari santuari.

Dopo cinque anni di manifestazioni e petizioni portate avanti dalle associazioni animaliste tra cui, in prima linea, Lav-Lega Anti Vivisezione, il mattatoio dell’isola aveva finalmente smesso di funzionare a gennaio di quest’anno.

Poiché sulla piccola isola, a un’ora di barca dal porto di Livorno, non c’è sufficiente spazio, si decise di trasferire vitelli, maiali, cavalli, conigli, pecore e altri animali ma, a causa dell’emergenza coronavirus, tutto è rimasto fermo fino al termine del lockdown.

A giugno, finalmente, grazie a un accordo tra LAV, Ministero della giustizia e servizio penitenziario, è iniziato il trasferimento di alcuni dei  centinaia di animali, che stanno lasciando l’isola per vivere liberi in un rifugio.

180 animali rimarranno sull’isola ma non saranno macellati: aiuteranno i detenuti nel loro processo di riabilitazione, nell’ambito di un progetto ideato dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e unico nel suo genere in Italia.

Durante il giorno, i prigionieri possono passeggiare liberamente sull’isola ci circa 220 ettari tra la vegetazione lussureggiante a picco sul mare. Alcuni detenuti sono stati addestrati per prendersi cura degli animali, altri hanno ricevuto formazione per occuparsi dei vigneti e per effettuare la manutenzione di sentieri e aree verdi.

Il lavoro a contatto con gli animali e con la natura è utile a far sviluppare loro empatia, rispetto delle regole e altri valori che porteranno con sé fuori dal carcere.

Il fatto di aver chiuso definitivamente il macello ha salvato la vita a centinaia di animali e sta aiutando anche ai carcerati. Quando il mattatoio era attivo, infatti, i detenuti non si occupavano di macellare gli animali ma, poiché l’allevamento era affidato a loro, accompagnarli a morire era doloroso e traumatico.

“Si tratta di costruire relazioni positive. Per poter rientrare nella società, un prigioniero deve essere in grado di sviluppare empatia e, se stiamo uccidendo animali, di sicuro non possono sviluppare connessioni positive con altri umani. È molto importante che apprendano il concetto di cura, con l’obiettivo di essere in grado di prendersi cura di se stessi “, ha dichiarato Giacomo Bottinelli di LAV.

L’isola carcere di Gorgona fu fondata nel 1869 e da allora è quasi sempre stata una fattoria attiva con maiali, mucche, capre e altri animali, che venivano regolarmente macellati. Il mattatoio venne poi chiuso negli anni ‘90 per poi riaprire i battenti nel 2015.

Oggi finalmente si è deciso di restituire libertà agli animali e Gorgona tornerà a essere un modello di convivenza tra uomini e animali, utilissima per i detenuti.

Statisticamente, il tasso di recidiva tra gli ex prigionieri di Gorgona è di circa il 20%, rispetto all’80% che si registra tra chi viene rilasciato dalle carceri tradizionali.

“La cosa più bella di Gorgona è questo aspetto umano. È unico” “Lavorare nella natura ripaga, ti dà forza.”“Sono molto legato a questi animali: mi hanno aiutato molto. In loro percepisco la lealtà: non ti tradiscono mai “, sono i pensieri di alcuni detenuti del carcere.

Fonti di riferimento: The Guardian/LAV

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