Brucia il polo Nord, ma dei roghi in Siberia non parla più nessuno

Sebbene sembri non interessare a molti, gli incendi in Siberia sono a livelli record e hanno conseguenze per tutti noi

Sebbene ormai non ne parli più nessuno, nelle ultime settimane in Siberia continuano a consumarsi incendi violenti.

Gli incendi estivi nell’Artico sono abbastanza comuni, ma da alcuni anni nella Regione si verificano sempre più di frequente, a causa dell’aumento delle temperature globali.

In Siberia, infatti, le temperature medie registrate nella prima metà del 2020 sono più alte di circa 5°C rispetto quelle registrate dal 1981 al 2010: a giugno di quest’anno un’ondata di caldo record ha fatto salire la colonnina di mercurio sopra i 38°C.

Le regioni artiche si stanno dunque riscaldando a ritmi allarmanti, il clima diventa sempre più secco e i terreni di torba bruciano più facilmente.

Immagini satellitari Nasa

©NASA

Il numero di incendi è difficile da stimare perché molte delle regioni colpite sono inaccessibili e i focolai sono visibili solo dai satelliti.

Dalle registrazioni satellitari si stima che gli incendi al momento siano estesi su una superficie superiore ai mille chilometri quadrati e che dall’inizio di luglio abbiano interessato quasi 2 milioni di ettari.

Sebbene gli incendi interessino regioni remote, gli effetti riguardano tutto il Pianeta, poiché intensificano ulteriormente il riscaldamento globale attraverso il rilascio della CO2 immagazzinata.

Inoltre, il calore delle fiamme contribuisce al disgelo del permafrost, con ulteriore immissione di gas a effetto serra, tra cui il metano.

Il fumo che si alza dai roghi viaggia poi a distanze elevate e la fuliggine che si deposita su neve e ghiaccio contribuisce a far scurire i ghiacciai, che in questo modo assorbono le radiazioni, si surriscaldano e si sciolgono più velocemente.

Si tratta dunque di un circolo vizioso in cui il riscaldamento globale causa un aumento degli incendi che, a loro volta, alimentano il riscaldamento globale.

Una situazione che, inutile dirlo, dovrebbe preoccuparci molto ma che in realtà sembra interessare a pochi.

Fonti di riferimento: Oko Test/NASA

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