I francesi sono pronti ad andare alle urne per difendere le condizioni di vita degli animali. Tutti o quasi favorevoli al referendum di iniziativa condivisa”
I francesi sono pronti ad andare alle urne per difendere le condizioni di vita degli animali. Tutti o quasi favorevoli al referendum di iniziativa condivisa”
Era il 20 agosto del 1893 quando, su iniziativa del popolo, la Svizzera fu chiamata alle urne: allora, il 60% degli elettori vota per il divieto di macellazione di bovini non storditi in anticipo. Fu, quella, la prima iniziativa popolare avviata in una democrazia moderna sulla protezione degli animali. 127 anni dopo, i francesi sembrano pronti a fare lo stesso grande passo.
Secondo uno studio Ifop (condotto per il sito di informazioni sui cani Caniprof da un questionario online autogestito dal 15 al 16 luglio 2020 con un campione di 1007 francesi di età pari o superiore a 18 anni) il 73% della popolazione è a favore del divieto di allevamento in gabbia e sostiene di dover procedere a un referendum sui diritti degli animali.
Si tratta di un progetto di “referendum di iniziativa condivisa” lanciato all’inizio di luglio da numerosi leader aziendali francesi, tra cui Xavier Niel e Jacques-Antoine Granjon, rispettivamente co-fondatore e CEO del sito di e-commerce Veepee, e da alcuni giornalisti, come Hugo Clément di di France 2. Una sorta di invito che da allora ha ricevuto il sostegno di 23 associazioni come L214, la SPA (Società per la protezione degli animali), la Lega per la protezione degli uccelli (LPO) e altre personalità di spicco nel panorama d’Oltralpe.
Droit des #animaux
📈 89% des Français se prononceraient favorablement à ce #référundum.
➡ Retrouvez les analyses de @Ellibec, expert @IfopOpinion et @hugoclement dans @le_Parisien
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— Ifop Opinion (@IfopOpinion) July 28, 2020
A dimostrazione che i francesi sono sempre più sensibili alla causa del benessere degli animali, il 73% è a favore del divieto di allevamento di animali nelle gabbie. I video dell’Associazione L214, che denunciano le condizioni di allevamento di conigli, galline e altri uccelli stipati in gabbie anguste, hanno lasciato visibilmente il segno: ben l’87% degli intervistati accoglierebbe con favore l’obbligo di garantire agli animali di scorrazzare all’aria aperta.
Anche le petizioni per circhi senza animali e contro delfini e orche tenuti in cattività nei parchi acquatici hanno apparentemente dato i loro frutti: il 57% degli intervistati ha dichiarato di essere favorevole alla chiusura di spettacoli con animali selvatici.
“Il lavoro investigativo delle associazioni e dei media nelle fattorie e nei macelli industriali ha contribuito notevolmente a cambiare il modo in cui la popolazione vede gli animali – ha affermato Hugo Clément, che ora spera che il progetto di referendum abbia successo. Affinché l’Assemblea nazionale lo iscriva all’ordine del giorno, abbiamo bisogno del sostegno di 185 parlamentari e 4,7 milioni di firme”.
Secondo lo studio IFOP, sette votanti su dieci (71%) sono ora disposti a firmare la petizione necessaria per la convalida della procedura di referendum di iniziativa condivisa.
E in Italia?
Le norme seguite qui da noi sono dettate dal D.Lgs. 146/2001, che ha recepito le misure minime per la protezione degli animali negli allevamenti dettate dall’Ue in una direttiva del 1998.
Proprietari, custodi e detentori di animali da reddito sono tenuti ad “adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili“. Tra i principi stabiliti dalla legge, c’è anche l’obbligo di avere un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità di controllo, l’obbligo di ispezionare gli animali a intervalli sufficienti e quello di prestare le cure necessarie agli animali feriti.
In più, secondo la legge, che gli animali devono essere liberi di muoversi in modo da non subire sofferenze o lesioni e deve essere loro attribuito uno spazio adeguato alle proprie esigenze.
Esistono poi leggi specifiche per ogni tipologia di allevamento, che stabiliscono norme per garantire il rispetto delle esigenze etologiche di ogni specie nella misura minima ritenuta soddisfacente: per esempio, per le galline ovaiole in batteria viene stabilito che abbia a disposizione uno spazio di 750 cm quadrati.
Il Centro di referenza nazionale sul benessere animale (CRENBA) ha elaborato un manuale delle buone pratiche costituito da schede sintetiche sulle specie animali allevate.
Ma, alla luce di parecchie notizie che di tanto in tanto siamo costretti a dare, non ci sembra che tutte queste leggi vengano seguite…
Fonte: Sondaggio Caniprof / RTL
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