Aveva ucciso un orso a Pettorano sul Gizio, in Abruzzo adesso è condannato a risarcire Parco nazionale e associazioni, è una sentenza storica
Aveva ucciso un orso a Pettorano sul Gizio, in Abruzzo dentro al Parco nazionale nel 2014, perché cacciava le sue galline. Adesso Antonio Centofanti, 67 anni, ex operaio Anas, ora in pensione è stato condannato in sede civile e il processo ha chiarito definitivamente, che il plantigrado è morto per colpa del suo fucile da caccia.“Dopo più di 35 anni e dopo decine di orsi uccisi senza averne scoperto i responsabili, quella di oggi è una sentenza storica”.
Esultano le associazioni animaliste e ambientaliste che si erano costituite parte civile, per loro il giudice ha stabilito un risarcimento e la liquidazione di tutti le spese legali. Erano stati proprio gli attivisti a chiedere che venissero ascoltati il medico veterinario che aveva effettuato l’autopsia sull’animale e un perito balistico.
Una buona notizia perché in primo grado, l’uomo era stato assolto, ma adesso a L’Aquila, la Corte di Appello ribalta la sentenza e riconosce l’illegalità commessa dall’imputato condannandolo a risarcire il PNAM e le parti civili, oltre al pagamento di tutte le spese processuali.
“Le sanzioni sono troppo lievi ? Sicuramente , ma è il primo passo per rendere questo paese un poco più civile e rammentare a tutti che la legge va rispettata.Il ruolo delle associazioni risulta ancora una volta decisivo per aver richiesto l’impugnazione della sentenza emessa in primo grado”, scrivono gli attivisti di Salviamo l’orso.
I danni procurati dalla fauna selvatica, sono sempre risarciti dalle amministrazioni, non vi è quindi alcuna giustificazione per coloro che decidono di imbracciare un fucile ammazzando un animale che stava semplicemente cercando del cibo. “Quanto disposto dal Tribunale, sia di monito per chiunque non rispetti le leggi poste a tutela degli animali. Esistono sistemi efficaci per prevenire le eventuali predazioni da parte degli orsi, chi non li mette in pratica non può essere legittimato a usare un fucile contro un animale che non ha alcuna responsabilità”, commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali selvatici.
L’imputato dovrà risarcire il Parco nazionale d’Abruzzo e Molise e le associazioni parti civili (Lav-Lega anti Vivisezione onlus, Organizzazione regionale pro natura Abruzzo, Wwf, Salviamo l’orso), oltre al pagamento di tutte le spese processuali di primo e secondo grado. L’entità del risarcimento sarà stabilito in separata sede.
Fonte: Salviamo l’orso/Lav
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