Scampi alla griglia in plastica, zuppa di scorfano alla plastica, acciughe e sgombri al forno con plastica. Il menù degli italiani questa estate
Le microplastiche hanno ormai raggiunto ogni angolo del nostro mare, anche in un’area che dovrebbe esserne priva, il Santuario dei Cetacei, tra la Toscana, la Corsica e la Liguria. Una nuova indagine di Greenpeace ha scoperto che anche un terzo di pesci e invertebrati che vivono nel Tirreno centrale ha mangiato una malsana zuppa a base di fibre tessili e microplastiche.
Scampi alla griglia in plastica, zuppa di scorfano alla plastica, acciughe e sgombri al forno con plastica.
Secondo Greenpeace, il menu dell’estate degli italiani è a base di plastica. Sì, è vero, nessuno di noi sognerebbe di ordinare un piatto del genere al ristorante ma di fatto nell’intestino dei pesci si accumulano minuscoli frammento di plastica.
Il 35% dei pesci e degli invertebrati raccolti nel Mar Tirreno centrale, durante il tour “MAY DAY SOS Plastica” condotto nella primavera dello scorso anno, aveva ingerito fibre tessili e microplastiche di dimensioni inferiori ai 5 millimetri.
La ricerca è stata condotta da Greenpeace in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova.
“I risultati confermano ancora una volta che l’ingestione di microplastiche da parte degli organismi marini è un fenomeno diffuso e sottolineano la rilevanza ambientale di questa contaminazione. La frequenza di ingestione maggiore in organismi che vivono a stretto contatto con i fondali conferma come i sedimenti possano rappresentare un comparto importante di accumulo della plastica e microplastica immessa in mare” ha detto Stefania Gorbi, docente di Biologia Applicata alla Università Politecnica delle Marche.
Il triste record del Santuario dei Cetacei
A stupire ancora di più i ricercatori è stato il fatto che a mangiare le plastiche erano soprattutto le specie provenienti dalle isole dell’Arcipelago Toscano, nell’area del Santuario dei Cetacei.
Sono stati esaminati in laboratorio oltre 300 organismi rappresentativi di diverse specie di pesci e invertebrati consumati abitualmente dagli italiani come cozze, scampi, scorfani, acciughe e sgombri. E purtroppo la situazione peggiora di anno in anno. Basti pensare che nel 2017 la percentuale di creature marine che ingeriva microplastiche era pari al 30% mentre lo stesso anno nel Mar Adriatico era del 27%.
Ma i numeri salivano drasticamente fino al 75% nei campioni raccolti dalle isole dell’Arcipelago toscano, nell’ordine Giglio, Elba e Capraia, mentre le frequenze più basse sono state riscontrate nei campioni raccolti in Sardegna e limitrofe al porto di Olbia.
L’analisi di pesci, rappresentativi di diversi habitat, ha permesso di scoprire che le specie demersali ad esempio la gallinella, lo scorfano, il pagello fragolino e la razza, che hanno una stretta relazione con l’ambiente di fondo dove si alimentano, hanno le frequenze di ingestione di microplastiche maggiori (75-100 per cento) rispetto alle specie pelagiche, in quasi tutti i siti oggetto di studio.
Microplastiche nei pesci: ne parliamo con Stefania Gorbi, docente di Biologia Applicata all'Università Politecnica delle Marche e parte della nostra spedizione "Difendiamo il mare".
Posted by Greenpeace Italia on Wednesday, July 22, 2020
“I dati diffusi oggi confermano la presenza di microplastiche in specie marine che consumiamo quotidianamente. Il Santuario dei Cetacei è interessato da questa minaccia, in misura anche maggiore di altre aree campionate. D’altronde, a distanza di cinque anni, decine di tonnellate di rifiuti in plastica si trovano ancora su questi fondali. Il rischio è che le balle si deteriorino, trasformandosi in microplastiche e aggravando la contaminazione. Bisogna intervenire subito per rimuoverle” è stato l’appello di Greenpeace.
Qui la versione integrale del rapporto
Fonti di riferimento: Greenpeace
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