Un nuovo studio condotto sul Dna e pubblicato su Nature ha svelato che nativi americani e polinesiani si sono incontrati già nel 1150 d.C.
Nativi americani e polinesiani erano in contatto attraverso l’Oceano Pacifico già alcuni secoli prima rispetto a quando gli europei sono riusciti ad approdare per la prima volta nelle loro terre. A dirlo è un nuovo studio.
Sulla rivista Nature è apparso uno studio condotto da un team della Stanford University, guidato da Alexander Ioannidis dell’Institute for Computational and Mathematical Engineering.
La ricerca ha scoperto che l’interazione tra nativi americani e polinesiani è probabilmente avvenuta prima che le persone si stabilissero a Rapa Nui (anche conosciuta come Isola di Pasqua), l’isola polinesiana più vicina alla costa sudamericana che un tempo si pensava fosse un probabile punto di contatto tra i due popoli.
L’incontro precolombiano tra polinesiani e nativi americani è stato a lungo oggetto di dibattito e diversi elementi di prova avevano già suggerito la possibile esistenza di un contatto tra i due popoli prima di quello considerato ufficiale (l’ ipotesi era però spesso contestata da molti storici e archeologi).
Vi sono stati ad esempio alcuni studi genetici sulle patate dolci che mostravano come la pianta sia stata addomesticata in Perù e poi diffusa in Polinesia circa 1.000 anni fa. Il nome polinesiano per indicare il tubero è tra l’altro “kuumala” che ricorda i corrispettivi nella lingua quechua andina: “kumara” e “cumal”.
C’è stato addirittura l’esploratore norvegese Thor Heyerdahl che compì un viaggio nel Pacifico su una zattera per dimostrare che indiani d’america e polinesiani potevano aver compiuto una tale impresa con successo.
Negli ultimi anni, i ricercatori che studiano il DNA umano sono entrati nel dibattito, analizzando i genomi degli abitanti di Rapa Nui, famosa per le sue imponenti statue di pietra. Uno studio del 2014 sul DNA di 27 persone residenti sull’isola di Pasqua ha scoperto che circa l’8% della loro composizione genetica proveniva da antenati dei nativi americani.
La ricerca suggeriva che i due gruppi si mescolarono già nel 1340 d.C., secoli prima che gli europei entrassero in contatto con i residenti di Rapa Nui nel 1722 e, successivamente, fecero irruzione violentemente nella loro isola per trarne schiavi.
Il nuovo studio aggiunge ora delle precisazioni importanti. Il team ha esaminato i genomi di oltre 800 individui provenienti da 17 isole polinesiane, tra cui Rapa Nui, nonché 15 diversi gruppi indigeni costieri in Sud America.
“Precedenti studi si sono concentrati solo sulla possibilità che [Rapa Nui] sia il punto di contatto. Abbiamo aperto la domanda per esplorare altre opzioni nel Pacifico” ha dichiarato l’autore senior Andrés Moreno-Estrada, genetista del Laboratorio nazionale di genomica per la biodiversità del Messico.
I ricercatori hanno sostanzialmente scoperto che i contatti tra individui polinesiani e un gruppo di nativi americani legati agli odierni indigeni colombiani avvenivano già nel 1150 d.C., due secoli prima di quanto indicato dallo studio del DNA del 2014.
Il luogo in cui i ricercatori sono stati in grado di rilevare il primo segno di contatto è Fatu Hiva, un’isola dell’arcipelago delle Marchesi meridionali. Fatu Hiva è molto più lontana dal Sud America rispetto a Rapa Nui, ma potrebbe essere più facilmente raggiungibile a causa di venti e correnti favorevoli.
In pratica ancora oggi, gli abitanti di Rapa Nui e di altre isole polinesiane hanno piccole quantità di DNA ereditato da persone che vivevano in Colombia circa 800 anni fa. L’unica spiegazione plausibile sembra il fatto che i polinesiani, in qualche modo, arrivarono in Sud America.
Il rapporto Nature lascia ancora aperta la questione di come si sia verificato esattamente questo contatto tra polinesiani e nativi americani. I polinesiani potrebbero aver raggiunto le coste del Sud America portando con sé patate dolci e indigeni locali, oppure i loro discendenti potrebbero essere tornati in Polinesia portando il patrimonio genetico sudamericano indigeno.
Secondo Carl Lipo, un archeologo della Binghamton University che ha studiato la popolazione di Rapa Nui ma non è stato coinvolto nel nuovo studio, la maggior parte delle prove archeologiche supporta uno di questi scenari piuttosto che il fatto che siano stati i nativi americani ad arrivare per primi in Polinesia.
Fonti: National Geographic / Nature
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