Quando i capolavori rinascimentali di Piero Della Francesca incontrano l’arte provocatoria di Bansky

Fino al prossimo 10 gennaio il Museo civico di Sansepolcro ospiterà "Affreschi urbani. Piero incontra un artista chiamato Bansky", una mostra che accosta l'arte rinascimentale alla street arte del Terzo Millennio.

Cosa hanno in comune Bansky e Piero Della Francesca? Evidentemente più di quanto si possa immaginare! A raccontarcelo è una mostra sorprendente dal titolo “Affreschi urbani. Piero incontra un artista chiamato Bansky”, evento che il 20 giugno ha inaugurato la riapertura del Museo civico di Sansepolcro (Arezzo), dopo la chiusura causata dall’emergenza Covid-19.

L’originale rassegna, visitabile fino al prossimo 10 gennaio, è un viaggio unico tra passato e presente, in cui due mondi lontanissimi – quello dell’arte rinascimentale e quello della street art provocatoria del Terzo Millennio – riescono a dialogare, fino ad intrecciarsi.

I curatori  della mostra, Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, hanno immaginato un punto di incontro tra l’arte urbana di Bansky, che fonde Pop Art, graffitismo anni Ottanta e i nuovi linguaggi dell’era digitale, e la lezione del grande pittore del ‘400 Piero Della Francesca (nato proprio a Sansepolcro).  Il Museo civico di Sansepolcro custodisce diversi capolavori del maestro del Rinascimento, in particolare “La Resurrezione”, realizzato intorno al 1460 nella Sala dei Conservatori del Palazzo della Residenza e divenuto simbolo della città.

“Il Cristo della Resurrezione –spiegano i curatori della rassegna – è un leader di spirito e azione che indica percorsi e stigmatizza errori, offrendo alla città un modello inclusivo e partecipativo, basato su alchimie di pietas e pathos. Quel Cristo che tiene il vessillo in mano, maestoso con la sua postura atletica, osserva il nostro presente con le armi etiche dei temi universali, gli stessi temi che tornano, con le dovute differenze, nel complesso immaginario di Banksy”.

Lo street artist inglese, la cui fama è legata anche alla sua misteriosa identità, è spinto da ”ossessioni morali” come l’ educazione dei giovani, la lotta ai soprusi e al potere, l’amore per la natura, l’integrazione e la battaglia contro le discriminazioni: tutti temi che ”somigliano alle visioni ideali di Piero della Francesca, al suo sogno di una polis che comunichi valori elevati attraverso muri narrativi e metafore ad alto impatto figurativo”.

L’esposizone – promossa dall’associazione MetaMorfosi in collaborazione con Civita – si prefigge anche uno scopo ambizioso: usare la genialità e l’irriverenza di Banksy per fare avvicinare i più giovani alle opere di Piero Della Francesca, presentandole sotto una nuova luce. 

“Non sempre è giusto accostare antico e moderno – ammette Antonelli – ma spesso permette di aprire prospettive per nuove analisi critiche. In questo caso ci si può chiedere che cosa è cambiato sul piano della rappresentazione del mondo. Piero rompe gli schemi dello spazio e della prospettiva, crea avatar ed effetti speciali come il 3D delle colonne della celebre Annunciazione. Lo stesso fa Banksy rompendo gli schemi della comunicazione dell’ arte. Per Piero l’ intento è estetico e risponde a una committenza che esprime una visione politica nel precisa. Nel caso di Banksy l’obiettivo è il contropotere, l’artista passa dall’altra parte e pretende in questo modo di fare politica, anche se poi si sovrappone una dimensione di mercato. È l’agire politico ad unire i due artisti, diversissimi, nel loro ruolo ”.

La mostra include alcuni dei più celebri lavori artistici di Bansky, da “The girl with the ballon” del 2001 al “Lanciatore di Fiori” (apparso a Gerusalemme nel 2013 sul muro di separazione tra israeliani e palestinesi). Ma l’opera più significativa del writer di Bristol è indubbiamente “Virgin Mary” (conosciuta anche come “Toxic Mary”), opera che si ispira all’iconografia rinascimentale per denunciare l’ipocrisia della religione nella società.

Fonte: Ansa/Facebook

 

 

 

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