“Non siamo tutti sulla stessa barca”. Ai tempi del coronavirus, questa poesia ci ricorda di non giudicare

Il coronavirus ha cambiato le vite di milioni di persone: ma siamo tutti nella stessa barca? A quanto pare no, come spiegato dalla poesia, diventata virale, dal titolo "We are not all in the same boat".

Con la pandemia di coronavirus ci siamo riscoperti tutti più vulnerabili. Abbiamo sperimentato l’isolamento, la paura e (chi in maniera indiretta, chi diretta) la malattia e il lutto.

Il lockdown attuato da diversi Paesi del mondo ha avuto un forte impatto negativo sul sistema socioeconomico e costretto la gente a mettere in pausa la propria vita, interrompendo il lavoro e rinunciando ad attività quotidiane che prima del Covid-19 si davano per scontate.

In qualche modo la pandemia ha cambiato le vite di milioni di persone, ma siamo davvero tutti sulla stessa barca?

Pensare che sia così è abbastanza ingenuo e semplicistico.

Da alcune settimane circola sui social una poesia, tradotta anche in inglese con il titolo “We are not all in the same boat”, che descrive perfettamente questa situazione ed evidenzia come la quarantena si sia rivelata un’occasione di relax per molte persone, mentre per chi vive nella povertà e chi ha perso il lavoro si è trasformata in un vero incubo.

“Ho sentito che siamo nella stessa barca. Ma non è così. Siamo nella stessa tempesta, ma non nella stessa barca. La tua nave può essere naufragata e la mia potrebbe non esserlo. O viceversa. Per alcuni, la quarantena diventa un momento di riflessione o riconnessione. Facile, in infradito, con un whisky o un tè. Per altri, questa è una crisi disperata.” inizia così la poesia che da fine aprile è diventata virale.

https://www.facebook.com/sharethedignity/photos/a.353093754881908/1324733067717967/?type=3&theater

La poesia si conclude con un parole di speranza e un invito ad essere più empatici l’un l’altro:

“E ognuno emergerà, a modo suo, da quella tempesta. È molto importante vedere al di là di ciò che si vede a prima vista. Non solo guardare, ma vedere veramente.”

Questa poesia circolava sui social italiani già dal 9 Aprile, firmata “Leila dal web”, e provando ad andare a ritroso  potrebbe essere stata scritta dall’utente Leila.

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=848480995630153&id=290217411456517

Anche se l’autore di questi versi resta forse sconosciuto, chiunque l’abbia scritto ha ispirato anche Damian Barr, l’autore e drammaturgo britannico che ad aprile aveva pubblicato un tweet che in pochissimo tempo aveva raggiunto migliaia di condivisioni, rendondola famosa in tutto il mondo.

https://www.facebook.com/DamianBarrLiterarySalon/posts/1436492643227064?__xts__[0]=68.ARAuaRAvrsQFlPWJnjSFndSxLqU7jC_up_GOlw7ZmXqnQ-l26isjFFMtSAz8Zm-9m2SlBlwQm6hKpmgB_rV-wYWlESZgBo-A9XECIpVV2nL1PrblB4pzDf3aryeg9k4RR3z1oD59YIN8ptC1GEEwTss7SSaDpiOO7aHccq4rzT_RiQoHfpySLJ81h0IYRJZ743WPN5kvU2q8kgs-IzcpqgSroo6mEypRdHrW1QGaUQsbK6893i5ec7SdYdwlin6LLiM_dyl8l6kbOGkPX4KXpRb1486bdtfsNXhjGGhAHS5KsKN0RqaEf3fvbHIXGMQSBj1n9bddJBLToc8IiYEmgr11AQ&__tn__=-R

Fonte: Facebook, Damian Barr

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