Tre giganti della carne collegati alla deforestazione in Amazzonia: il rapporto di Greenpeace

Tre società brasiliane acquistano indirettamente bestiame allevato all'interno di fattorie responsabili del disboscamento illegare di aree protette

I giganti della carne brasiliana che esportano i propri prodotti anche in Europa sono collegati alla deforestazione in aree protette dell’Amazzonia.

A svelare la connessione tra le aziende e il disboscamento della foresta amazzonica è un nuovo rapporto di Greenpeace che ha dimostrato come i bovini venduti da tre compagnie brasiliane provengano dal parco di Sierra Ricardo Franco, una riserva di circa 159.000 ettari al confine tra Brasile e Bolivia.

Il parco di Sierra Ricardo Franco è una regione ricca di biodiversità, inclusa tra le aree protette nel 1997.
Nonostante questo, al suo interno sono presenti tre allevamenti di bovini, Paredão I, Paredão II e Cachoeira, cui fanno capo Marcos Tozzatti e Eliseu Padilha, ex ministro del governo.

In assenza di interventi efficaci da parte dello stato, questi allevamenti hanno continuato per anni a disboscare l’area illegalmente per fare spazio alle mandrie e a inviare migliaia di capi di bestiame alle fattorie al di fuori del parco che poi rivendono i prodotti in tutto il mondo.

Le società brasiliane coinvolte sono JBS, Marfrig e Minerva: le tre compagnie acquistavano ufficialmente bestiame da una fattoria posta al di fuori dell’area protetta, che però a sua volta si riforniva da fattorie all’interno del parco.

Il fenomeno è noto come “lava-gado”, cioè “lavaggio del bestiame”: un sistema che consente la commercializzazione di prodotti in modo legale, nonostante gli animali siano stati allevati in strutture non a norma e resposabili di pratiche illegali.

Le tre società hanno dunque acquistato indirettamente bestiame da allevamenti responsabili del disboscamento di migliaia di ettari di territorio in una riserva unica e protetta dell’Amazzonia. Due di loro hanno successivamente venduto la carne anche in Europa, in particolare nel Regno Unito.

“Questo è il modo in cui i confezionatori di carne continuano a contribuire alla distruzione dell’Amazzonia “, ha affermato Cristiane Mazzetti, attivista di Greenpeace coautrice del rapporto.

 

Sebbene Tozzatti sia stato accusato di crimini ambientali e abbia ricevuto l’ordine di cessare l’attività agricola, l’imprenditore ha più che raddoppiato le dimensioni della sua mandria: tra aprile 2018 e giugno 2019, le fattorie Paredão hanno inviato 4.000 capi di bestiame a una fattoria esterna al parco, la Barra Mansa, sempre di proprietà di Tozzatti. Nello stesso periodo, JBS, Minerva e Marfrig hanno acquistato migliaia di capi del bestiame della fattoria Barra Mansa.

JBS e Minerva hanno poi esportato quasi 50.000 tonnellate di prodotti a base di carne bovina, alcuni dei quali destinati a paesi europei tra cui il Regno Unito, mentre Marfrig ha esportato circa 5.000 tonnellate di prodotti in Egitto e a Hong Kong.

Le tre società hanno dichiarato di aver investito molto in sistemi di monitoraggio e hanno promesso di implementare ulteriormente i sistemi di tracciamento del bestiame nei prossimi mesi, ma hanno ammesso di avere molte difficoltà a riuscire controllare i “fornitori indiretti”, cioè le fattorie che vendono bestiame ad altre fattorie che vengono poi venduti ai loro macelli.

Fonti di riferimento: Greenpeace/The Guardian

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